Elezioni Presidenziali Brasile 2018: risultati, Bolsonaro e Haddad al ballottaggio
Elezioni Presidenziali Brasile 2018: risultati, ballottaggio tra Bolsonaro e Haddad
In linea con le rilevazioni pre-voto, le elezioni presidenziali brasiliane non hanno visto la vittoria di uno dei candidati in lizza al primo turno. Quindi, al ballottaggio del prossimo 28 ottobre si sfideranno Jair Bolsonaro del Partito Social-Liberal e Fernando Haddad del Partido Dos Trabalhadores.
Il primo ha ottenuto la maggioranza dei suffragi dei 147 milioni di elettori ed elettrici aventi diritto. Ha ottenuto un risultato ben oltre le già positive aspettative; per quanto di poco sotto il 50% che gli avrebbe consentito la vittoria al primo turno. Infatti, Bolsonaro si è fermato al 46,2%, quasi 20 punti sopra Haddad che ha raggiunto il 29,1%. È la fine di un’epoca politica che aveva visto il PT dominare negli ultimi 16 anni la vita politica del paese; l’ex presidente Dilma Rousseff, vittima di impeachment nell’agosto 2016, non è neanche entrata in Parlamento.
Elezioni Presidenziali Brasile: l’ex Presidente Roussef non entra in Parlamento
Nonostante la mancata elezione diretta, il candidato ultraconservatore e in ottime relazioni con Steve Bannon, capo-stratega della vittoriosa campagna elettorale di Donald Trump, è uscito ampiamente vincitore dalle urne; invertito il trend che dal 2003 aveva visto ogni candidato del PT vincente alle consultazioni.
Soprattutto nelle città principali come Sao Paulo e Rio de Janeiro il voto ha premiato il leader del Partido Social-Liberal, mentre Haddad ha dimostrato di subire la relativa poco notorietà della sua figura; così come il fatto di possedere un carisma e una capacità di mobilitazione decisamente inferiore rispetto a Lula. A nulla è servita la vittoria di Haddad nelle aree storicamente più fedeli al PT in termini elettorali; ovvero, quelle del Nordest del paese.
Elezioni presidenziali Brasile: ampia “vittoria” per Bolsonaro
Il centro-sud del principale paese sudamericano ha votato in massa per Bolsonaro. Il peso dell’elettorato evangelico; il lascito della crisi economica degli ultimi anni; gli scandali di corruzione trasversali; così come la retorica dell’ex parà sulla possibilità che il paese sarebbe divenuto un “nuovo Venezuela” se non svincolato prima possibile dalle politiche socialiste dei governi precedenti; questi sono i fattori principali che gli hanno tirato la volata.
Forte del consenso ricevuto, Bolsonaro sembra poter proseguire nella strategia delineata prima del voto. “Non ci saranno negoziati partitici. Ho già ricevuto l’appoggio dei parlamentari rurali ed evangelici, ci sono 350 deputati e senatori che stanno con noi.”
Elezioni presidenziali Brasile: verso il 28 ottobre
Una linea probabilmente finalizzata a non apparire contiguo a manovre da “politica di palazzo”. Bolsonaro, in pieno stile trumpiano, ha voluto dipingersi come uomo forte; un rappresentante degli interessi del “popolo” contro i privilegi dell’establishment; coincidente nel suo schema quasi totalmente con il PT. Facile che continui su questo adagio.
Il 28 ottobre ad Haddad servirà un miracolo per evitare la svolta del paese in direzione della destra populista del “Trump tropicale”. Gli appelli dei suoi sostenitori alla costruzione di un “fronte democratico” contro Bolsonaro al ballottaggio potrebbero infatti rivelarsi molto difficili da mettere in pratica. Basti pensare che sommando i voti di Haddad, Ciro Gomes e Alckmin, ovvero dei candidati arrivati secondo, terzo e quarto, non si raggiungono quelli ottenuti da Bolsonaro. A meno di clamorosi ribaltoni, quest’ultimo sarà il prossimo presidente brasiliano.
Michele Mastandrea