Tfr e liquidazione: sentenza su trattenute in arrivo, quanto si recupera
Sentenza trattenute TFR, quanto si può avere
Le ultime notizie su Tfr e liquidazione riportano l’attesa per la decisione della Consulta prevista per mercoledì 10 ottobre sulla legittimità costituzionale delle trattenute sul trattamento di fine rapporto. Una causa promossa dal Tribunale di Perugia che conferma l’illegittimità della trattenuta del 2,5% sul Tfr per i lavoratori assunti a partire dal 1° gennaio 2001. Il riferimento è alla Legge n. 448/98 (articolo 26, comma 19), che riguarda la disciplina dell’accantonamento, rivalutazione e gestione “dell’1,5% dell’aliquota contributiva relativa all’indennità di fine servizio prevista dalle gestioni previdenziali di appartenenza da destinare alla previdenza complementare del personale che opta per la trasformazione dell’indennità di fine servizio in trattamento di fine rapporto”.
Con tale decreto si andavano a definire i punti seguenti. “Gli adeguamenti della struttura retributiva e contributiva conseguenti all’applicazione del trattamento di fine rapporto. Le modalità per l’erogazione del Tfr per i periodi di lavoro prestato a tempo determinato. Nonché quelle necessarie per rendere operativo il passaggio al nuovo sistema”.
Tfr e trattenute illegittime: decisione Consulta in arrivo
La sentenza di Perugia segue molte altre, tra cui quella del Tribunale di Roma. In opposizione alle sentenze che di fatto danno ragione alla parte avversa. Le quali legittimano la trattenuta a titolo di rivalsa. Da Roma in particolare è stata ritenuta ingiustificata tale trattenuta. Peraltro la stessa causa “un ingiustificato trattamento deteriore dei dipendenti pubblici rispetto a quelli privati, non sottoposti a rivalsa da parte del datore di lavoro”. Significativa è stata la condanna del Tribunale di Milano ai danni del Comune di Trezzano sul Naviglio. Che ha imposto la restituzione della trattenuta del 2,5% ai dipendenti.
In questi ultimi tempi l’Aran ha invece cercato di scoraggiare i dipendenti pubblici assunti dal 1° gennaio 2001. Facendo riferimento alle numerose sentenze avverse a tale questione. E non citando quelle invece positive per la loro parte. Quindi è più che giustificata l’attesa per il 10 ottobre, giorno nel quale si pronuncerà la Consulta. Come ha dichiarato Marco Pastore di U.S.B. ad Andrialive, in caso di esito positivo, “chi ricorrerà in tribunale otterrà la quota a partire dai 5 anni precedenti la diffida”. Un esempio pratico? “Su uno stipendio di 2.000 euro lordi al mese, il lavoratore che ha subito la trattenuta avrà diritto a un risarcimento di 40 euro per ogni mese retribuito”.
Trattamento di fine rapporto: quanto contano auto e casa nel calcolo importo
Tfr: trattenute illegittime, rabbia Anief
Anche Anief è pronta a tutelare i docenti e il personale ATA di ruolo e precari per recuperare le somme perdute. Come riporta OrizzonteScuola, “considerando l’intera vita lavorativa, il personale della PA per legge dovrebbe ricevere dalla propria liquidazione 22 mila euro in più rispetto ai lavoratori privati”. Il sindacato ribadisce che l’Aran non è stato molto chiaro sulla questione, omettendo le sentenze positive, ma soprattutto che la questione risulta ancora pendente in Cassazione. Per questo motivo Marcello Pacifico ha voluto lanciare un appello ai dipendenti pubblici assunti dopo il 2000. Con l’invito “a inviare una diffida per interrompere il termine di prescrizione in attesa della decisione della Consulta. I vantaggi sono evidenti: su uno stipendio medio di 1.500 euro, la trattenuta per tutta la vita lavorativa del 2,5% è fino a 22 mila euro”.
Dunque l’invito è ad inviare la diffida. Soprattutto per tutti i dipendenti in regime di Tfs. Il termine per l’invio è novembre 2018, altrimenti non sarà possibile “recuperare il differenziale del 2,69% mensile per il biennio 2011/12 non versato dallo Stato, per la prescrizione intervenuta a seguito del quinquennio trascorso da quando il Governo avrebbe dovuto disciplinare e finanziare l’ex TFS tieffirizzato”.