Povertà in Europa, quanti non possono permettersi una vacanza in ogni Paese
Povertà in Europa, quanti non possono permettersi una vacanza in ogni Paese
Gli indicatori per misurare la povertà sono molti: si guarda al reddito, determinando quello minimo al di sotto del quale si è definiti poveri, o magari al consumo, specificando la spesa indispensabile al di sotto la quale si è in indigenza.
In un certo senso questa statistica rientra nel secondo tipo: Eurostat misura quante famiglie nei Paesi UE non possono permettersi di andare una vacanza per una settimana. È in effetti un indicatore piuttosto visibile e sentito, dopo il cibo.
E i risultati sono piuttosto allarmanti per l’Italia. Risulta evidente a livello anche grafico come ormai siamo un Paese più assimilabile all’Europa dell’Est che a quella Occidentale, tra l’altro con numerosi Paesi orientali che a dispetto del reddito inferiore risultano avere famiglie meno povere di noi.
Vediamo la mappa e i dati
Povertà in Europa, meno famiglie possono andare in vacanza in Italia rispetto alla Polonia
Se non vogliamo considerare la Turchia come parte integrante dell’Europa è la Macedonia il Paese più povero in europa secondo questo indicatore. Il 65,3% dei macedoni non può permettersi una vacanza di sette giorni.
Segue la Romania, con il 65%, la Serbia, con il 62,8%, la Croazia, con il 58,1%.
In Italia sono il 43% invece le famiglie in questa condizione.
Appena meno che in Portogallo, ma, e questa è una particolarità, più che in Lituania, in Polonia, in Lettonia, Estonia e Repubblica Ceca. Tutti Paesi con un reddito pro capite minore del nostro, ma evidentemente una distribuzione della ricchezza più omogenea.
È da sottolineare anche che probabilmente i costi di una settimana di vacanza in questi Paesi, hotel, affitti di case, trasporti, sono decisamente minori che da noi.
È in Norvegia, Svezia e Svizzera che vi sono meno problemi ad andare in vacanza. In Norvegia solo il 5,7% delle famiglie no può permetterselo. L’8,8% e l’8,9% in Svezia e Svizzera.
Sono poi il 15,3% in Germania, il 23,1% in Francia, il 24,4% nel Regno Unito.
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