Riforma Ordine Giornalisti: testo unico, cosa cambia per tutti
Riforma Ordine Giornalisti: testo unico, cosa cambia per tutti
Il Consiglio Nazionale dell’OdG ha approvato delle linee guida per la riforma dell’Ordine dei Giornalisti, passando quindi la palla al Dipartimento della Presidenza del Consiglio per l’Editoria. “A un anno dall’insediamento abbiamo fatto la nostra parte, ora dobbiamo aspettare la risposta di governo e parlamento” ha ricapitolato il presidente del Cnog Carlo Verna.
Infatti, adesso tocca alla politica recepire la proposta e, dunque, concepire una legge, modificando o meno le suddette linee guida. In ogni caso, l’Ordine si è riservato – con un apposita clausola – la possibilità di valutare gli effetti della riforma nel corso di un periodo transitorio di due anni.
“Cambiare per non morire”; potrebbe essere questo il motto con cui riassumere il contenuto delle linee guida. Ormai da anni si era reso necessario un superamento di regole figlie di un mondo che, a conti fatti, non esiste più. Addirittura, c’è anche chi ha proposto l’abolizione dell’Ordine – che adesso cambierà il nome in “Ordine del Giornalismo” – proprio perché ritenuto uno strumento inefficace a tutelare la professione di fronte ai repentini cambiamenti della comunicazione e del lavoro.
Riforma Ordine Giornalisti: le modifiche proposte
Il perno della riforma sono le modalità di accesso alla professione. Innanzitutto, in caso di accoglimento del documento licenziato dal Consiglio Nazionale, per diventare professionisti non sarà più previsto lo svolgimento del “praticantato” (18 mesi) presso una testata. Infatti, basterà avere una qualsiasi Laurea triennale e poi svolgere un corso pratico di un anno organizzato di concerto col Miur. In alternativa, resta la possibilità di frequentare uno dei master offerti dalle Università.
Per i pubblicisti, invece, lo svolgimento della professione sarà verificato ogni 6 mesi attraverso bonifici e attestati di frequentazione dei corsi organizzati dall’Odg.
Altre due importanti novità nelle proposte di riforma: in primo luogo, ai professionisti dovrebbe essere data la possibilità (prima riservata soltanto ai pubblicisti) di svolgere anche altre attività se non in conflitto di interessi con l’attività di giornalista. Inoltre, ogni ordine regionale istituirà un registro degli uffici stampa, pubblici e privati, composti da giornalisti iscritti all’Albo. D’altra parte, non si esclude per il futuro la creazione di un Albo unico. Un passo in questa direzione sembra essere la possibilità per i pubblicisti di passare ai professionisti dopo un corso di sei mesi.