Viaggio in Inguscezia: corruzione, paganesimo e Islam
[ad]Tutto ciò traspare anche, nella scelta di avere adottato una certa simbologia nella bandiera nazionale inguscia. Questa è costituita da un tricolore a strisce orizzontali verdi e bianche, con al centro la “Triscele rossa”, un simbolo magico-religioso, sotto forma di tripode rotativo raffigurante il cammino del sole, ricorrente in molte culture antiche. La triscele è presente in varie forme, in diverse aree dell’Eurasia: dal Mediterraneo (presente quale stemma ufficiale della Regione Sicilia), al Nord Atlantico (Bandiera dell’Isola di Man); dall’India all’Irlanda e dall’Inguscezia all’Estonia; rappresenta il ciclo cosmico dell’universo, ed è un richiamo alla primordiale fede animistica di questi popoli.
L’Inguscezia, assieme al Dagestan e alla Cecenia, probabilmente è oggi una delle repubbliche più corrotte e violente del Caucaso. Bisognosa d’ordine, oscilla tra ricchezza (si vedono in giro automobili di grossa cilindrata, costruzioni mirabolanti, lussuosi centri commerciali frutto di torbidi intrighi moscoviti-caucasici) e miseria rurale. Questo schiacciante dualismo spinge molti giovani ossessionati dal terrore di finire in mezzo ai blitz delle forze speciali filo-russe, a fuggir via o ad essere conniventi coi malavitosi locali. Alla fine molti di essi si ritrovano costretti ad arruolarsi nelle file dei “Mujaheddin di montagna”, non per amor religioso, né tantomeno per sentimento nazionalistico, ma solo per vedersi salva la vita. Proprio così, i mujaheddin ingusci: poco islamici e molto Vainakh.
di Enzo Nicolò Di Giacomo