Il Cremlino contesta la condanna di Viktor Bout, il trafficante di morte. Storia di un mito criminale
Nel 2007 è stato visto sbarcare alle Hawaii, con regolare camicia a fiori, dal suo yacht privato. Ma le leggende si sprecano, specie da quando Bout è diventato un mito hollywoodiano impersonato da Nicolas Cage nel film “Lord of war”. Cinico e borioso, il personaggio di Cage è “pura fiction”, almeno per la moglie Alla (ex-modella moscovita) e la figlia Liza, diciassette anni, di cui quattro passati con papà dietro le sbarre.
L’arresto e la condanna
[ad]Nel 2002, ricercato dall’Interpol, Bout lascia il Belgio e si suppone che con diversi pseudonimi abbia attraversato paesi come gli Emirati Arabi Uniti e il Sud Africa prima di dar nuova traccia di sé in Russia nel 2003. Nel 2008 si trova in Thailandia. Qui agenti della Drug Enforcement Agency (Dea) si fingono emissari delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) intenzionati ad acquistare armi per la propria organizzazione ritenuta dagli Stati Uniti un’organizzazione terroristica. La trappola scatta, Bout è arrestato. L’accusa è di aver accettato di fornire missili anti-aerei alle Farc. Dal momento che gli Stati Uniti aiutano il governo della Colombia a combattere le Farc, per Bout è scattato il reato di cospirazione per uccidere cittadini e funzionari degli Stati Uniti. La condanna a 25 anni di reclusione è stata confermata il 5 aprile scorso. La parabola del mercante di morte sembra giunta al termine.
La Russia però non ci sta
Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha accusato gli Stati Uniti di aver emesso una sentenza politica “senza fondamento e prevenuta” e ha promesso di fare tutto il possibile per riportarlo in Russia. Bout dal canto suo continua dichiararsi innocente : “Non sono colpevole, non ho mai voluto uccidere nessuno e non ho mai avuto intenzione di vendere armi a qualcuno. Dio sa che è la verità”. Da lassù l’Altissimo tace. Pare si appelli al quinto emendamento ma alcuni già lo accusano di connivenza.
di Matteo Zola