Soldado: trama, cast e recensione del film al cinema con Benicio Del Toro
Soldado: trama, cast e recensione del film al cinema con Benicio Del Toro
Siamo andati al cinema a vedere il nuovo film di Stefano Sollima. Il suo titolo è Soldado ed è il sequel di Sicario, film del 2015. Vi proponiamo qui una recensione completa con annesso parere della critica, trama e cast della pellicola.
Soldado: cast azzeccato, bene anche presso la critica
Il film è uno di quelli che a primo impatto si potrebbe definire “action movie” ma non è affatto così, sia per i pochi effetti speciali che rendono la pellicola sincera e realistica sia per lo scenario in cui si svolge il film stesso. Come Denis Villeneuve, Sollima cambia poco, riportando alcune scene in un contesto diverso. Il successo al botteghino si avvia verso numeri simili a quelli del primo capitolo. Budget fissato a 35 milioni con incassi finora (il film è ancora in programmazione nelle sale) attorno ai 75 milioni. Da parte della critica un buon apprezzamento, Mymovies lo valuta con un 3,56/5 mentre IMDb con un 7,2/10. Questa volta conclude i giudizi Rotten Tomatoes con un 63/100. Il cast non presenta vere e proprie star, scompare rispetto al primo capitolo Emily Blunt, rimangono Benicio del Toro straordinario nell’interpretazione dell’avvocato in lutto e Josh Brolin.
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Soldado: la trama della pellicola
Gli affari con la droga vanno peggio del previsto, i guadagni non sono quelli di un tempo, si ricorre quindi a nuovi metodi di profitto. Il traffico di esseri umani è il nuovo modo attraverso il quale i cartelli generano i loro guadagni. Tra queste persone si annidano però anche dei terroristi islamici.
Un attentato in un supermercato a Kansas City fa scattare l’allerta negli States. Viene così ingaggiato per risolvere la situazione Matt Graver, un uomo dai metodi non convenzionali, nella sua squadra ci sarà anche Alejandro, l’avvocato in lutto che nel primo film era essenzialmente il Sicario.
L’idea è quella di generare una guerra tra cartelli, per fare questo la squadra rapirà Isabel Reyes figlia dell’omonimo Boss. Lo scopo è quella di consegnarla in territorio messicano e far incolpare del rapimento un altro cartello rivale quello dei Matamoros.
Soldado, recensione: prima parte, non è tutta azione quel che luccica
Non faremo passare questa pellicola per ciò che non è però una cosa va detta, anzi, scritta. Soldado attraverso la cinepresa di Sollima fa un tentativo, anche se non troppo marcato, di spiegare come le fonti di guadagno della criminalità possono cambiare. Il traffico di essere umani è senz’altro una di quelle fonti di profitto più in voga del nostro tempo. La stessa criminalità che agisce dove non c’è Stato ma c’è abbondanza di corruzione, che da lavoro e che sradica i ragazzi dalle scuole che fa leva sulla disperazione dei poveri che anelano ad un futuro migliore, “questo è ciò che accade quando gli permetti di radicarsi” dice Matt in Sicario, i cartelli promettono una via più semplice per realizzarsi, fare soldi, essere indipendenti.
Soldado, recensione: seconda parte, ancora meno moralità, più machismo
Ci sono dei punti di forza e dei punti di debolezza anche se il film è soggettivo e acquista o perde valore a seconda dello spettatore. Non ci addentreremo nel giudizio tecnico ma possiamo dire senz’altro che la continuità delle riprese (presenti anche in Sicario) dall’alto, di grandi distese aride e disabitate, produce un rumore assordante e impercettibile a tratti.
Scompare la moralità all’interno della pellicola, presente nel primo capitolo per mezzo del personaggio di Kate Macer, i suoi panni vengono indossati in parte da Alejandro, inaspettatamente, piegato da una bambina, figlia del boss che ha commissionato lo sterminio della sua famiglia. Isabel Reyes tra l’altro è l’unica figura femminile degna di nota, recita un ruolo completamente marginale Cynthia Foards la quale autorità tra l’altro è messa sempre in discussione.
La risposta al terrorismo e ai cartelli messicani (che nel film sono la stessa cosa) è il terrorismo stesso, la vendetta, l’azione militare non convenzionale, la politica estera degli Stati Uniti d’America diventa un regolamento di conti. Rimane oscuro e ancora da capire (si aspetta il terzo capitolo) il rapporto tra Alejandro e Matt Graver.
Francesco Somma