Cina-Giappone: Abe a Pechino, una svolta nei rapporti
La visita ufficiale nella Repubblica Popolare Cinese del premier giapponese Shinzo Abe è senza dubbio uno degli eventi di politica estera più rilevanti dell’anno. Il summit, svoltosi dal 25 al 27 ottobre, arriva a 40 anni dal Trattato di Pace e Amicizia firmato dai due paesi in parallelo con l’avvento di Deng Xiaoping al potere a Pechino. D’altra parte, le relazioni diplomatiche furono già ristabilite nel 1972; dopo il riavvicinamento sino-americano sancito da Mao e Nixon.
Cina-Giappone: l’ultima visita 7 anni fa
Erano sette anni, dal 2011, che un primo ministro nipponico non si recava a Pechino. Sul tavolo, la necessità per Abe di elevare i rapporti diplomatici tra i due paesi, restituendo la visita fatta dal premier cinese Li Keqiang in Giappone lo scorso maggio.
Tuttavia, al cuore dell’incontro ci sono state considerazioni di carattere più strettamente economico. Abe ha infatti definito il suo paese disponibile a collaborare con la Cina nell’ambito della Belt and Road Initiative; cioè, il maxi piano di investimento in infrastrutture promosso da Pechino cinque anni fa.
Non a caso, Abe è stato accompagnato da una delegazione di imprenditori ed importanti esponenti del mondo degli affari nipponico. Tutti alla ricerca di opportunità economiche mentre sempre più nubi si addensano sul futuro dell’economia globale. La cooperazione tra le due economie è sempre maggiore; ciò nonostante alcune divergenze su temi come la difesa dei diritti di proprietà intellettuale in merito all’innovazione tecnologica.
D’altra parte, esistono anche altri elementi di frizione. Per introdurli, va contestualizzato che la visita di Abe si inserisce all’interno di una fase molto tesa nei rapporti tra la Cina e gli USA. Con Washington che è alleato strategico giapponese nel Pacifico sin dalla conclusione del secondo conflitto mondiale.
Cina-Giappone: la questione delle isole contese
Sono infatti ancora migliaia i militari americani di stanza in Giappone, che ha forti contenziosi territoriali con la Cina soprattutto riguardo all’arcipelago delle Senkaku/Diaoyu, rivendicate da entrambi i paesi.
È ancora vivo il ricordo dei forti scontri, che ebbero come teatro anche l’ambasciata giapponese a Pechino, che esplosero nel 2012 dopo la decisione di Tokyo di dichiarare le Senkaku parte del territorio nazionale. Nel 2013 Pechino in risposta stabilì una propria Area di Difesa e Identificazione Aerea sul Mar Cinese Orientale, aumentando ulteriormente le tensioni, rilassatesi poi via via negli ultimi anni.
La forte assertività cinese nel Pacifico è contrastata a livello unanime da Giappone e USA. In particolare su questioni come lo status delle isole contese nel Mar Cinese Orientale e in quello meridionale, oppure relativamente al processo di denuclearizzazione della penisola coreana.
Anche la storia gioca un ruolo importante. La memoria delle stragi giapponesi in Cina ai tempi del secondo conflitto globale è da sempre un punto di scontro tra Pechino e Tokyo. Le visite negli scorsi anni di Abe al santuario di Yasukuni ( dove sono consacrati, insieme ad altre migliaia di soldati morti in battaglia, 14 criminali di guerra nipponici di Classe A) hanno sempre provocato la risposta dura di Pechino.
Cina-Giappone: un messaggio agli Usa
Ma tutto questo sembra svanire di fronte ai legami sempre più forti tra i due paesi sviluppatisi negli ultimi anni. Oltre che a ricercare opportunità economiche, la visita di Abe sembra voler mandare un segnale chiaro agli USA. Proprio mentre Donald Trump è impegnato in una offensiva a tutto campo contro Pechino.
Trump, che ha rigettato nel suo primo giorno alla Casa Bianca il progetto di Trans-Pacific Partnership, ha annunciato tramite il suo segretario al commercio Lighthizer la volontà di riscrivere su base bilaterale le relazioni commerciali con Tokyo non più tardi del gennaio 2019.
Abe intende affermare come il Giappone non sia obbligato acriticamente ad essere alleato americano se come pare Trump vorrà inserire anche negli accordi con Tokyo la “clausola velenosa” escludente Pechino inserita nell’accordo con Messico e Canada. O se inoltre voglia ridurre l’enorme deficit commerciale con Tokyo imponendo sanzioni e tariffe anche ai giapponesi.
Il significato politico della visita di Abe è dunque quello di esprimere la volontà di una maggiore indipendenza e autonomia del Giappone all’interno dello scontro attuale e potenziale tra Usa e Cina. Qualcosa che sul lungo periodo potrebbe cambiare l’assetto dei rapporti geopolitici nell’area del Pacifico, insieme a quanto sta avvenendo nella penisola coreana.
Michele Mastandrea