Uno dei principali fenomeni politici che sta interessando le società occidentali da alcuni decenni è quello della polarizzazione politica. Innanzitutto, è importante specificare che cosa si intenda con esattezza con tale termine. Essa è la forte divisione tra la popolazione in merito ai principali valori sociali e alla vita politica che ha come effetto, la creazione di due o più gruppi sociopolitici contrapposti e tendenzialmente identitari.
Sebbene sia un fenomeno transnazionale, manifesta alcune importanti caratteristiche peculiari a seconda del Paese che si prende in considerazione. Una delle situazioni più preoccupanti si riscontra negli Stati Uniti d’America.
La polarizzazione politica negli Stati Uniti
Non lo dimostrano solo i forti scontri di piazza che hanno caratterizzato il 2020 e le recenti problematiche elezioni. Ci sono anche degli studi scientifici. Ad esempio la ricerca “Cross-country trends in affective polarization”, condotta da Levi Boxell, Matthew Gentzkow e Jesse M. Shapiro, che ha preso in considerazione l’opinione pubblica statunitense, britannica, canadese, tedesca, svizzera, norvegese, svedese, neozelandese e australiana degli ultimi quarant’anni.
I risultati hanno infatti dimostrato che il sentimento dello statunitense medio verso i membri degli altri partiti politici è peggiorato più velocemente rispetto a quello dei cittadini degli altri Paesi presi in considerazione.
L’origine della polarizzazione
L’attuale polarizzazione politica statunitense ha origini recenti e ad un livello prettamente elettorale si può rintracciare la sua origine all’inizio del nuovo millennio.
Come si può infatti constatare nel grafico soprastante, elaborato dal think tank Pew Research Center, in 23 anni nell’orientamento ideologico dell’elettorato dei due principali partiti vi è stata una forte evoluzione. I due elettorati hanno sempre meno valori in comune e il centro ideologico, un tempo predominante, si è ampiamente ridotto, diventando minoritario rispetto alle posizioni più marcatamente liberal o conservatrici.
Di conseguenza anche le strategie elettorali dei candidati presidenti sono cambiate. Si è passati dalla competizione per l’elettorato centrista a quella della mobilitazione della propria base.
Alla crescita della polarizzazione si è accompagnata una forte crescita di animosità e una marcata diffidenza.
Cosa pensano i Dem dei Repubblicani e vice versa
Un sondaggio di Pew Research center ha comparato le impressioni che hanno repubblicani e democratici gli uni degli altri. Il lavoro ha registrato una crescita del giudizio negativo tra il 1994 e il 2016. Nel 1994, in cui il 17% dei democratici presentava un giudizio molto negativo dei repubblicani e il 21% di quest’ultimi avevano un’impressione molto negativa dei democratici.
Tuttavia, nel 2016 i democratici e i repubblicani ad avere un giudizio molto negativo gli uni degli altri sono stati, rispettivamente, il 55% e il 58%.
Un’ulteriore constatazione della marcata diffidenza tra i due elettorati, sempre secondo il sondaggio sopra citato, è data dalla crescita della sensazione che i propri oppositori non abbiano a cuore o non riescano a garantire il bene del Paese. Il 45% dei repubblicani ritiene che le politiche democratiche siano un pericolo per la nazione e il 41% dei democratici ricambia la sensazione. I dati sopracitati sono quasi del tutto precedenti alla presidenza Trump, la più polarizzante di sempre stando ai dati di apprezzamento. Dunque, con molta probabilità, i dati sono persino peggiorati.
Gli effetti della polarizzazione politica negli Stati Uniti d’America
Nel caso statunitense le principali sono state, e sono, la rovina della stabilità democratica, la delegittimazione del potere politico e delle istituzioni, l’aumento della violenza politica e il peggioramento della qualità e quantità dell’attività legislativa.
Per quanto riguarda i primi tre macro effetti le elezioni presidenziali del 2020 ne sono state l’esempio perfetto. La forte delegittimazione da parte del presidente Trump al processo democratico, ha minato in maniera importante le basi della democrazia statunitense e, di conseguenza, anche quelle del potere politico.
Secondo un recente sondaggio, infatti, il 55% dei repubblicani crede che Trump abbia perso le elezioni a causa di alcuni brogli elettorali. Si tratta di un grave problema di fiducia e di legittimazione di una cospicua parte della popolazione statunitense che sicuramente avrà conseguenze sulla salute della democrazia statunitense. Quest’ultima esige, per un corretto funzionamento, sia una reciproca legittimazione tra le parti che una motivata fiducia nei confronti del processo democratico.
L’aumento della violenza
Per quanto concerne invece l’aumento della violenza politica, l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio, rappresenta solo la punta dell’iceberg. Le avvisaglie di un evento del genere erano state numerose. Dai fatti di Charlottesville ai pacchetti bomba inviati alla Cnn, ad Obama ed ad altri leader democratici, dai violenti scontri di piazza del 2020 tra gruppi di estrema destra e gruppi di estrema sinistra e protestanti di BLM al fallito tentativo – sventato in anticipo dall’FBI- da parte di una milizia di estrema destra di rapire la governatrice del Michigan. Difatti, negli ultimi decenni e in concomitanza all’aumento della polarizzazione politica, si registra una significativa crescita dei casi di violenza politica e ad un aumento della loro approvazione.
I dati sul terrorismo
I dati dimostrano inoltre che le matrici terroristiche che hanno causato più vittime nell’era post 11/09/01 sono state quelle dell’estremismo islamico e di destra (entrambe intorno ai cento morti). Al contrario le vittime dell’estremismo di sinistra e del nazionalismo afroamericano sono molto inferiori (entrambi sotto la ventina).
Tuttavia, ciò non toglie che anche l’estremismo di sinistra non sia anch’essa, sebbene in forma minore, una fonte di pericolo. Le vittime, infatti, sarebbero potute essere di più se alcuni attentati non fossero falliti. Come per esempio, quello che nel 2017 subì un gruppo di politici repubblicani, da parte di un estremista di sinistra. Tra essi anche il capo gruppo alla Camera Steve Scalise.
Un passo indietro
Per comprendere invece la riduzione della capacità del Congresso di legiferare è necessario partire dalle caratteristiche del sistema istituzionale statunitense. Esso è un complesso sistema di pesi e contrappesi, nel quale il potere è frammentato e l’attività legislativa federale è divisa in due organi. Questi sono a loro volta composti secondo criteri differenti ed eletti con una durata differente.
Questa condizione facilita la creazione di due maggioranze contrapposte e, in aggiunta, nel sistema statunitense vi sono istituti che complicano ulteriormente la legislazione con delle “super maggioranze”, quali il filibuster e il veto. In un sistema del genere, dunque, la negoziazione e il compresso sono due elementi imprescindibili per l’attività legislativa.
Le cause della polarizzazione
Le cause che spiegano la polarizzazione politica degli Stati Uniti sono varie. Dalla frattura etnica e la forte polarizzazione geografica fino ad alcune caratteristiche “istituzionali” – come ad esempio il gerrymandering. Data la loro complessità le analizzeremo in dei successivi articoli specifici.