La Legge di Bilancio e gli effetti sullo spread dei mutui
Mentre l’Italia aspetta la legge di bilancio, c’è una categoria di persone che guarda con attenzione allo spread. Non si tratta di investitori, speculatori, risparmiatori e nemmeno di giornalisti e politici. Più semplicemente, parliamo di chi ha intenzione di acquistare un immobile nei prossimi mesi e quindi si prepara ad accendere un mutuo.
Chi vuole acquistare una casa deve preoccuparsi? In generale la risposta è “ no”; o meglio, non bisogna preoccuparsi dello spread, quanto di qualche altra incertezza all’orizzonte.
Legge di bilancio ed Euribor vanno a braccetto? Non proprio
Che si tratti di mutuo a tasso fisso o variabile, in generale gli interessi sono calcolati in base a due fattori. Uno è l’Euribor, il tasso a cui le banche europee si scambiano il denaro (questo per i mutui a tassi variabili; per i mutui a tasso fisso si usa l’ IRS. Il meccanismo di fondo è simile, ma per lo scopo di questo articolo ci limiteremo all’ Euribor).
Di norma, infatti, le banche che hanno denaro in eccesso lo danno in prestito per brevissimo tempo alle banche che invece ne hanno meno di quanto dovrebbero. Il costo di questo scambio di denaro è l’Euribor, e viene deciso dal mercato in base a domanda e offerta, e per questo la legge di bilancio non lo influenza granché (non direttamente, almeno).
Se le banche con molti soldi sono più delle altre il tasso Euribor scende, perché c’è molto denaro in offerta. Grazie agli interventi della Banca Centrale Europea di denaro in offerta ce n’è molto, per cui l’Euribor è ai minimi.
L’altra componente del tasso dei mutui è lo spread (che NON è lo spread fra BTP e Bund) ovvero una percentuale che viene decisa dalla banca che eroga il mutuo. Per questa ragione lo spread è più sensibile alle decisioni della politica, sia direttamente che indirettamente.
La somma di Euribor e spread corrisponde grossomodo al tasso di interesse del mutuo.
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Come la legge di bilancio influenza lo spread dei mutui
Lo spread rappresenta il “guadagno” che la banca ricava dal mutuo. Con questo denaro la banca paga i suoi impiegati, gli immobili che utilizza, le bollette, i suoi obbligazionisti e se possibile i suoi azionisti (oltre a molti altri stakeholder). Su quello che avanza, la banca deve pagare le tasse.
Se la legge di bilancio aumenta le tasse che la banca deve pagare (come sembra voglia fare la manovra 2019), per pagare tutti gli altri stakeholder le banche potrebbero logicamente decidere di aumentare lo spread, e quindi, a parità di altre condizioni, il tasso dei mutui. Parliamo ovviamente dei mutui a tasso variabile, ma soprattutto quelli di nuova accensione.
La legge di bilancio può influenzare anche indirettamente lo spread dei mutui. Una manovra ritenuta di cattiva qualità dai mercati deprime il valore dei titoli di Stato di cui le banche sono piene. Inoltre, rende più difficile per le banche emettere titoli sul mercato, costringendole ad aumentare gli interessi offerti.
In questi casi, anche solo per rimanere a galla, le banche possono essere costrette ad aumentare gli interessi sui mutui e sui prestiti.
Bisogna dunque preoccuparsi?
In generale non bisogna preoccuparsi, perché l’aumento dello spread avviene molto lentamente. I tassi sui mutui sono ancora bassissimi, per cui accendere un mutuo a questi livelli è ancora molto conveniente. Nonostante sia un po’ più costoso di quello variabile, è il mutuo a tasso fisso quello da preferire, proprio per proteggersi dall’aumento causato dallo spread.
Bisogna piuttosto preoccuparsi di avere la capacità di pagare il mutuo, ovvero di avere un lavoro stabile sul lungo termine, oltre che sufficientemente remunerativo. La crescita mondiale sta rallentando e l’Italia, che già cresceva meno degli altri, è sulla soglia della recessione. Un’ulteriore frenata del PIL globale (ritenuta molto probabile) rischia di far ingranare la retromarcia all’Italia.
Una legge di bilancio particolarmente spericolata rischia di peggiorare questo problema, causando di conseguenza licenziamenti. E quindi una minore capacità di pagare il mutuo, anche se contratto con i tassi ai minimi termini come quelli attuali.