Obama appoggia il compromesso di Manchin sulla riforma elettorale, ma il filibuster la affossa
Nei giorni scorsi l’ex presidente Obama e sua moglie Michelle hanno appoggiato la proposta di compromesso sul For the people act, la proposta di legge sul voto sostenuta dai democratici, ma osteggiata dai repubblicani e dal senatore dem moderato del West Virginia, Joe Manchin. Lo stesso Manchin è stato promotore di un tentativo di compromesso che ha messo d’accordo anche la Casa Bianca e alcuni attivisti per diritti di voto delle minoranze, come Stacey Abrams della Georgia.
La reazione della Casa Bianca
Proprio la Casa Bianca, per bocca del portavoce del presidente Jen Psaki, ha detto che le proposte di Manchin un compromesso ma che Biden le avrebbe comunque sostenuto, perché vede l’accesso al voto a tutti una battaglia della sua presidenza.
Il For the people Act è una proposta di legge presentata alla Camera dei rappresentanti nel 2019. Il suo intento era quello di favorire:
- il diritto al voto delle minoranze
- garantire sicurezza nel processo elettorale
- regolamentare il voto postale
- ridurre l’influenza dei grandi finanziatori nelle campagne elettorali
Le parole di Obama
Obama, in un’intervista, ha criticato le leggi presentate in molti Stati che rendono più difficile il voto a molte persone. Spesso alle minoranze, e si è detto preoccupato per la democrazia negli Stati Uniti, soprattutto dopo eventi come l’assalto al Campidoglio il 6 gennaio scorso o le accuse di brogli mai provate sostenute da molti repubblicani.
L’ex presidente sostiene che tutto questo potrebbe portare all’indebolimento della democrazia americana entro pochi cicli elettorali. Questo nel caso in cui non vengano prese delle misure il più presto possibile e a tutti gli americani non sia garantito il diritto di voto. Ha portato come esempio altre democrazie che negli ultimi tempi hanno fatto un passo indietro su questi temi.
Il tentativo di Manchin
Proprio per questo ha deciso di appoggiare le proposte di Manchin, che si era inizialmente opposto alla legge di riforma del voto, insistendo sulla necessità che ci dovesse essere consenso in tutti e due i partiti, ma che negli ultimi giorni si era detto disponibile a sostenere alcuni compromessi, come 15 giorni di votazione anticipata, la registrazione automatica degli elettori e l’assegnazione di un ID ad ognuno di essi.
Queste proposte volevano anche essere una mano tesa verso i repubblicani che, però, con il loro leader Mitch McConnell, hanno affermato di non voler votare la legge nemmeno con le modifiche di Manchin.
L’esito della votazione
Per poter essere approvata dal Senato (alla Camera era stata approvata a marzo senza i voti dei repubblicani), la legge aveva bisogno di 60 voti. Ovvero 10 in più dei seggi occupati dai democratici. Infatti, nelle scorse ore, i repubblicani sono ricorsi al filibuster e hanno affossato la legge senza nemmeno discuterla. La votazione è finita 50-50.