Negli ultimi giorni, il già poco tranquillo iter di approvazione del DDL Zan, ha subito il tackle in scivolata di un nuovo giocatore: Paul Richard Gallagher. Per scoprire chi è e perché la sua voce pesa nel rapporto tra DDL Zan e Concordato del 1984, occorre fare un passo indietro.
Cos’è un Concordato?
Con il termine Concordato, si indicano i trattati bilaterali che il Vaticano stipula con altri Stati, per regolare la situazione giuridica della Chiesa in quel Paese.
Questi trattati prevedono, in genere, delle concessioni volte ad evitare contrasti tra il Diritto civile e quello canonico.
Va precisato che, nonostante ci sia un alone di confusione in merito, il DDL Zan andrebbe a “colpire” il Concordato del 1984 e non quello del 1929.
Il primo è quello firmato a Villa Madama dall’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi e il Segretario di Stato della Santa Sede, Agostino Casaroli.
L’altro è quello che ha dato vita al Vaticano come Stato e porta le firme di Benito Mussolini e dell’allora Segretario di Stato, Pietro Gasparri. Va sottolineato che questo Concordato è parte dei Patti lateranensi e non un sinonimo degli stessi.
Ma non esistono ovviamente solo i Trattati con l’Italia. Il primo Concordato (quello di Worms) è di quasi novecento anni fa e porta alla fine della Lotta per le investiture.
Chi è Paul Richard Gallagher?
Monsignor Gallagher, l’uomo che materialmente si è recato all’ambasciata italiana per consegnare una “nota verbale”, non è un prelato qualsiasi.
Gallagher è infatti il Segretario di Stato per i Rapporti con gli Stati, ovvero il ministro degli Esteri del Vaticano.
Il gesto di Gallagher è abbastanza serio da generare dibattito ma altrettanto vago da non essere un atto ufficiale del suo Stato.
Una nota verbale è infatti una comunicazione formale redatta in terza persona ma non firmata. Fatte queste dovute premesse, rimane il fatto che il ministro di un Paese straniero ha consegnato una nota al nostro ambasciatore. Non proprio un’incomprensione post riunione di condominio.
La presunta incompatibilità tra il DDL Zan e il Concordato
La nota presentata da Gallagher, evidenzia come il DDL Zan riduca la libertà garantita alla Chiesa, dal Concordato del 1984. In particolare l’articolo 2, nei commi 1 e 3. Riportiamoli per completezza di informazione.
Il Comma 1
“La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica.”
Il Comma 3
“È garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. 4. La Repubblica italiana riconosce il particolare significato che Roma, sede vescovile del Sommo Pontefice, ha per la cattolicità.”
Le implicazioni sociali e politiche della nota
Un primo dubbio generato dalla nota è l’apparente antitesi tra persone cattoliche e la comunità LGBTQ+. Inoltre, non tutti gli etero credenti hanno gradito questa nota sia per motivi etici che di insofferenza alle ingerenze di uno Stato estero nelle proposte di legge in Italia.
Tornando alle implicazioni internazionali, va sottolineato come questa sia la prima volta che il Vaticano compie un gesto di questo livello. Neanche i temi caldi dell’aborto, del divorzio e della fecondazione assistita avevano portato ad una nota così “forte”.
Questa è stata consegnata dall’ambasciata italiana all’Ufficio relazioni con il Parlamento del Ministero degli Esteri. L’opzione estrema ma non improbabile è una commissione paritetica, come previsto dall’articolo 14 dei Trattati.
“Se in avvenire sorgessero difficoltà di interpretazione o di applicazione delle disposizioni precedenti, la Santa Sede e la Repubblica italiana affideranno la ricerca di un’amichevole soluzione ad una Commissione paritetica da loro nominata.”
Le reazioni e i commenti
Oltre alle prevedibili critiche da parte della comunità LGBTQ+, anche il premier Draghi ha detto la sua. Durante la discussione in Senato sul DDL Zan, Draghi oltre a ribadire la laicità dello Stato, ha affermato che “Il governo non entra nel merito della discussione. Questo è il momento del Parlamento, non è il momento del governo”.
Ad alcuni commentatori politici questo è sembrato più un rimbalzare la palla verso i presidenti delle Camere, Alberti Casellati e Fico, che un affrontare direttamente la questione.
Roberto Fico, presidente della Camera, intervenendo alla trasmissione Agorà, ha dichiarato che “Il Parlamento è sovrano, i parlamentari decidono in modo indipendente quello che vogliono votare. Il Ddl Zan è già passato alla Camera e adesso è in Senato, noi come Parlamento non accettiamo ingerenze. Il Parlamento è sovrano e tale rimane sempre”.
Ma anche dal lato del Vaticano non sembra che la nota abbia ricevuto un unanime supporto. Oltre ai prelati che già si erano espressi a favore del DDL Zan, non andrebbero ignorate le voci di corridoio che vedono la nota come una mossa diretta ad antagonizzare più Papa Francesco (che in quanto Capo dello Stato, ci mette de facto la faccia) che il DDL in sé.
Vanno anche ricordati gli “scontri” tra CEI e Papa in merito alla celebrazione delle messe durante il picco della pandemia. In quella occasione, il Papa non ebbe troppi problemi nello schierarsi per la prudenza e contro la CEI.