Guerra commerciale Usa-Cina: un contatto tra Trump e Xi

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Guerra commerciale Usa-Cina: un contatto tra Trump e Xi

Non è ancora chiaro se si incontreranno o meno al G20 di Buenos Aires di fine novembre. Eppure, nella giornata di ieri Donald Trump e Xi Jinping hanno avuto una conversazione telefonica; da entrambi è stata giudicata positiva. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lu Kang ha dichiarato che per Xi è necessario risolvere le differenze attraverso il dialogo.

D’altra parte, non ha confermato l’incontro tra i due capi di stato a Buenos Aires. Trump ha tweettato che i due hanno avuto scambi di vedute positivi in particolare sul tema del commercio, ma anche sulla questione nordcoreana. Qualche giorno fa, però, il direttore del Dipartimento di Stato Mike Pompeo aveva intimato alla Cina di riprendere un atteggiamento da “paese normale” in ambito commerciale.

Guerra Commerciale: l’impatto sul voto di midterm

Gli scorsi giorni non sono stati privi di impegni per i due presidenti. Trump è occupato nella campagna per le elezioni di midterm; in caso di esito negativo potrebbero limitarne l’azione nei prossimi due anni di mandato. Xi è invece alle prese con i primi segnali di rallentamento dell’economia dovuti alle tariffe americane.

Per Bloomberg, che cita l’ex ambasciatore USA a Singapore David Adelman, la mossa di Trump di riavviare i rapporti con Xi potrebbe essere figlia delle pressioni del mondo imprenditoriale americano. Il mondo del business ha molto da perdere dallo scontro commerciale in atto tra le due superpotenze economiche; dunque, non vede di buon occhio l’acuirsi delle tensioni. Con il voto di midterm alle porte, Trump potrebbe aver voluto mandare un segnale proprio agli imprenditori.

Guerra commerciale: economia cinese in difficoltà

Anche per la Cina sono giorni difficili. Negli scorsi giorni i principali esponenti del PCC hanno esplicitamente dichiarato che la Cina appoggerà le esigenze degli imprenditori del sistema privato, giudicate fondamentali per la stabilità economica del Paese. Nel frattempo, sono entrate in vigore nuove riduzioni generali delle tariffe sull’import; in teoria, dovrebbero sostenere la capacità produttive delle aziende. A ottobre gli indici che registrano la fiducia del mondo imprenditoriale cinese nella situazione economica hanno ravvisato un brusco calo.

Per gli analisti, la riunione dei 25 membri del Politburo del Partito dello scorso mercoledì aveva proprio il fine di fare il punto della situazione sul tema economico e valutare le prossime mosse. Tra i temi che più spaventano Pechino c’è la decisione di molte aziende americane con sedi produttive in Cina di spostare le proprie basi manifatturiere.

Questo era uno degli effetti immaginabili dalle misure di Trump. Quest’ultimi, però, non può sorridere pienamente di questa dinamica; infatti, la maggior parte delle aziende non intenderebbe riportare la produzione in patria. Piuttosto, sarebbe orientata a spostarla in paesi del sud-est asiatico come il Vietnam o le Filippine.

Guerra Commerciale: le ultime schermaglie

Nelle scorse settimane Trump aveva minacciato Pechino: se i cinesi non siederanno al tavolo delle negoziazioni in maniera costruttiva, allargherà l’imposizione di tariffe a pressoché tutti i beni importati dagli USA e prodotti in Cina. Le nuove tariffe in linea teorica dovrebbero essere lanciate a dicembre ma rese operative solo a febbraio.

Negli scorsi giorni il Dipartimento del Commercio USA ha inoltre denunciato pratiche commerciali scorrette e deciso un conseguente bando all’esportazione di tecnologie nei confronti della azienda cinese Fujian Jinhua. La notizia è ancora più negativa per Pechino poiché arriva contemporaneamente ad un documento redatto dalla Bdi, la Confindustria tedesca, che chiedeva un parziale affievolimento dei legami a livello complessivo tra l’industria tedesca e la Cina.

A fronte di questa ondata globale di rigetto dell’influenza economica cinese, Pechino proverà a rispondere attraverso la CIEE. Prevista dal 5 al 10 Novembre a Shanghai, la Chinese Import Export Expo sarà vetrina per migliaia di aziende in tutto il mondo di presentarsi al mercato cinese. E, nelle idee di Pechino, funzionare come arma di soft power per mostrare la disponibilità all’apertura verso il resto del mondo. Anche una delegazione italiana, guidata probabilmente da Luigi di Maio, parteciperà all’evento.

Michele Mastandrea

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