Boca-River, spartiacque totale tra gloria e oblio nella finale di Libertadores
Il destino della Copa Libertadores ci ha regalato la finale che tutti quanti sognavamo, il Superclasico Boca-River.
Si tratta probabilmente della partita più sentita e storica del mondo, che per la prima volta regalerà il titolo di miglior club del Sud America; e l’attesa si fa ora dopo ora sempre più forte.
Da quelle parti non si tratta di una semplice partita ma qualcosa di ben più acuito sotto ogni aspetto e che tante volte unisce il sacro al profano. Non a caso spesso il Superclasico è sfociato anche in forti episodi di violenza che però comunque non ne hanno scalfito l’importanza agli occhi delle persone che seguono questo sport.
Storicamente Boca e River sono due dei club più rinomati del mondo, con un palmarès sconfinato di trofei nazionali e internazionali e milioni di tifosi un po’ ovunque.
Insieme sommano ben nove Libertadores (sei gli xeneizes, tre i millonarios) ma, come detto, mai si erano ritrovate l’una contro l’altra a giocarsene una nell’atto conclusivo.
Nei confini argentini, l’ultima finale fra le due è stata quella di Supercoppa Argentina di quest’anno che ha visto imporsi il River per 2-0.
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Boca-River, il bivio la tra gloria e rimpianti targato Libertadores
Una finale di qualsiasi sport, a qualsiasi livello, comporta un vincitore e uno sconfitto.
Solitamente, nel secondo caso, i sentimenti sono contrastanti: da un lato ci può essere l’orgoglio di chi ha dato tutto per arrivare a giocarsi un sogno, dall’altro resta comunque l’amarezza del restare a mani vuote.
Ma questa volta non ci sarebbe spazio per nessun orgoglio e non si parlerebbe nemmeno di amarezza, quanto di delusione totale. Al contrario, chi alzerà la coppa al cielo, scriverà il proprio nome nella storia godendo della meritata gloria del caso.
È anche per questo motivo che questa doppia finale rappresenta qualcosa di superiore sotto ogni punto di vista, perché è uno scontro tra fedi, ideologie, ma anche classi sociali diverse e tanto altro ancora, in un paese nel quale il calcio viene sentito e vissuto in maniera molto più profonda e qualche volta anche spietata, dove ogni squadra simboleggia un qualcosa di preciso e ben definito.
10 e 24 novembre non son quindi due semplici date, bensì due bivi che segneranno in modo profondamente diverso i destini di due popoli interi.
E in mezzo a tutto ciò l’Argentina si prepara, assieme al mondo intero, a viverle col fiato sospeso. Consci che qualcosa cambierà irrimediabilmente.