Pensioni ultime notizie: Quota 100, chi deve lavorare oltre i 72 anni
Quota 100 oltre 72 anni, i casi limite
Pensioni ultime notizie: Quota 100, chi deve lavorare oltre i 72 anni
Quota 100 oltre 72 anni, chi deve attendere
Sulle pensioni ultime notizie guardano al futuro. A tutti quelli che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995, ovvero a coloro i quali sarà applicato il sistema contributivo per il calcolo della pensione. Senza dimenticare le carriere discontinue, oberate da un precariato che può aver contraddistinto l’intera vita lavorativa.
Pensioni ultime notizie: come sarà Quota 100
Quota 100, come ribadito dal premier Conte, consentirà di andare in pensione con 62 anni di età e soprattutto 38 anni di contributi. Di questi ultimi sarà permesso il riconoscimento di soli 2-3 anni di contributi figurativi, perché almeno 35 dovrebbero essere di contribuzione effettiva. La platea di beneficiari si è ridotta esponenzialmente rispetto all’impianto originario di Quota 100. Infatti nelle intenzioni originarie bastava sommare età anagrafica e contributiva per uscire prima dal mondo del lavoro. Ma dalla propaganda elettorale alla guerra con i numeri il passo è stato breve e le pretese iniziali sono state per forza di cose ridimensionate. Il che ha prodotto una Quota 100 ancora da ufficializzare, ma di cui già si conosce qualcosa.
Alberto Brambilla nuovo presidente Inps? Pensione e lavoro, l’orientamento
Pensioni ultime notizie: Quota 100 non basta
Ciò che però preoccupa è il futuro. E spesso, per guardare il futuro, non serve una palla di cristallo. Ma basta saper leggere il presente. Un presente che, a suon di esempi, riporta l’Espresso. Come quello di una signora di 72 anni costretta a continuare a lavorare in una una mensa scolastica con un contratto part-time verticale perché l’Inps non le riconosce 20 anni di contributi. Tra l’altro, per un errore di interpretazione che l’Istituto ha già pagato sui ricorsi di altri pensionandi. Ma l’esempio della signora costretta a lavorare a 72 anni è anche un campanello d’allarme. L’introduzione del sistema interamente contributivo per il calcolo della pensione ha ridotto il privilegio pecuniario di ricevere un assegno importante.
Al tempo stesso l’invasione del precariato nella sfera lavorativa ha completamente cambiato le carte in regola per il sistema previdenziale. Il rischio è quello di dover far fronte a buchi contributivi di enorme impatto e di non vedere la pensione neppure con il binocolo. Una bomba sociale, la definisce il settimanale, pronta a esplodere nel giro di un decennio.
E mentre adesso la situazione è quella di chi attende con ansia una pensione (bassa) che non arriva mai e cerca informazioni sul versamento volontario dei contributi, o continua a lavorare anche superati i 70 anni per via di tipi di contratti (prevalentemente il part-time verticale, che consente di lavorare un certo periodo l’anno, anziché al mese) o per carriere discontinue, il futuro è ragione di timore per i precari di oggi, le partite Iva con reddito anno basso, i disoccupati, gli under 35 che cercano lavoro invano e che, talvolta, scoraggiati e disillusi, abbandonano una pretesa occupazionale che dovrebbe essere normale. E forse attendendo l’intervento assistenzialista dello Stato.
SEGUI TERMOMETRO POLITICO SU FACEBOOK E TWITTER
PER RIMANERE AGGIORNATO ISCRIVITI AL FORUM