Sentenza Raggi per falso: dimissioni in vista? La diretta
Sentenza Raggi per falso: dimissioni in vista? La diretta
La Procura di Roma ha chiesto la condanna a 10 mesi per Virginia Raggi; il sindaco della Capitale è accusata di aver mentito sulla nomina al Dipartimento per il turismo del Comune di Roma di Renato Marra, fratello del suo “fedellissimo” Raffaele Marra. La sentenza arriverà nella giornata di oggi, sabato 10 novembre.
Sentenza Raggi: le accuse
Falso ideologico in atto pubblico. È questo il reato ipotizzato dal Pubblico ministero Francesco Dall’Olio. Nello specifico, la condotta illecita del sindaco riguarda una nota inviata all’anticorruzione del Campidoglio. Con questa la Raggi si assumeva la piena responsabilità della nomina di Renato Marra escludendo, quindi, qualsiasi coinvolgimento del suo stretto collaboratore, il fratello di Renato, Raffaele Marra, nella decisione.
Il movente? Ammettendo all’anticorruzione che dietro la nomina di Renato Marra ci fosse il fratello Raffaele sarebbe incorsa in un’inchiesta (per reato in “concorso”) che, secondo l’articolo 9 del codice etico 5 stelle vigente per le Amministrative 2016, l’avrebbe obbligata alle dimissioni.
Sentenza Raggi: la linea dura
Secondo il codice etico dei 5 stelle vigente nel 2016 per i candidati alle amministrative, l’iscrizione nel registro degli indagati bastava per obbligare il sindaco a dimettersi. Sul Blog della Stelle in merito alla vicenda è stato precisato, però, come non fosse previsto “nessun automatismo”.
In pratica, il meccanismo che prevedeva le dimissioni in seguito ad iscrizione nel registro degli indagati era innescato solo in seguito ad approvazione degli iscritti al Movimento tramite referendum online. Insomma, le dimissioni erano da modulare e valutare caso per caso.
Detto ciò, lasciano poco spazio ai dubbi le parole del vicepremier Luigi Di Maio sulla vicenda. “Non conosco l’esito della vicenda ma il nostro codice etico parla chiaro” ha detto il capo dei pentastellati. Tradotto, in caso di condanna, la Raggi dovrà opportunamente rimettere il mandato di primo cittadino.