Dietro l’iniziativa di tassare le bevande zuccherate (cole, chinotti, acque toniche, cedrate, bevande con succo di frutta, aperitivi analcolici, bevande per sportivi, etc) la necessità di reperire le risorse necessarie per escludere le partite Iva fino a 100mila euro dal regime Irap. Ciò nonostante le critica del ministro dell’Istruzione Bussetti che le vorrebbe impiegate sul Fondo Ordinario per l’Università.
Di tutt’altro tenore la protesta del vicepremier Salvini che, in pratica, ha detto “non è il momento di tassare i consumi”. Sulla stessa linea Assobibe, che riunisce i produttori di bevande analcoliche in Confindustria: “questo approccio – che penalizza i consumatori con prezzi più alti, facilita una ulteriore contrazione con inevitabili riflessi su occupazione e investimenti – allontana da una idea di crescita”.
Una cosa è certa, la Sugar Tax è comparsa tra gli emendamenti che potrebbero corredare la prossima manovra; prima firmataria la pentastellata Carla Ruocco seguita da alcuni leghisti. La proposta ha già incassato il nullaosta della Commissione Finanze; adesso, la parola passa alla Commissione Bilancio.
Tassa Coca Cola: il contrasto alle malattie non trasmissibili
Gli studiosi non sono concordi sull’efficacia della Sugar Tax rispetto alle “epidemie” di obesità, diabete, malattie cardiovascolari e disturbi dell’umore (che tra l’altro spesso vanno insieme), tanto per citare le patologie con cui la correlazione è certa. Infatti, alcuni pensano che tassare – sotto forma di accise – le bevande nocive per la salute sia un elemento fondamentale nel contrasto alle malattie non trasmissibili; per altri, invece, ogni tassazione su sostanze che provocano un certo grado di dipendenza è sostanzialmente inutile sul fronte della riduzione dei consumi a meno che non si intervenga anche su informazione e prevenzione.
Tassa Coca Cola: una misura diffusa in molti paesi
La Sugar Tax è stata introdotta nel corso degli ultimi anni in oltre 50 paesi. Questi, in taluni casi, non solo hanno aumentato le tasse sulle bevande zuccherate ma ne hanno anche vietato la pubblicità. Importante citare il caso del Regno Unito che ha scelto di tassare i produttori in base ai grammi – tra i 5 e gli 8 e sopra gli 8 – di zucchero contenuti in 100ml di bevanda. Anche la norma italiana dovrebbe prevedere due fasce di prelievo oppure mezzo centesimo in più per ogni grammo di zucchero.