Il primo passo per la legge sulla parità salariale è fatto. Dopo il voto in commissione Lavoro alla Camera, il testo dovrà ricevere il via libera dalla Camera dei Deputati per poi superare l’esame del Senato e infine, diventare legge.
La relatrice del disegno di legge è la deputata del PD Chiara Gribaudo che commenta così l’ok ricevuto dalla commissione Lavoro: “oggi in commissione Lavoro segniamo un passo avanti fondamentale nella lotta contro il gender pay gap. Con l’approvazione all’unanimità del testo di legge sulla parità salariale siamo a un passo dall’istituire un meccanismo di trasparenza per milioni di donne lavoratrici che oggi vengono pagate meno e sono escluse dalle opportunità di carriera rispetto ai loro colleghi uomini“.
Cosa dovrebbe contenere la legge
La proposta prevede la creazione di meccanismi di trasparenza e garanzia per le donne che entrano nel mercato del lavoro. Ad esempio, per quanto riguarda le aziende con un numero superiore ai 50 dipendenti, è previsto l’obbligo di presentare certificazione sulla parità di genere (pena sanzioni fino a 5mila euro) e quote di genere nei consigli di amministrazione anche delle società pubbliche non quotate.
La deputata Chiara Gribaudo, inoltre, afferma che: “Il gender pay gap in Italia può arrivare al 20% in meno sulla busta paga delle donne rispetto ai loro colleghi uomini, mentre solo il 28% dei manager sono donne. Peggio di noi solo Cipro. Il Global gender gap report ci pone fra i peggiori Paesi europei per le differenze economiche fra uomini e donne, e stima che servano oltre 200 anni per raggiungere la parità. Non possiamo aspettare secoli, è tempo di mettere fine a questa ingiustizia. C’è un testo condiviso fra le forze politiche, approviamolo definitivamente prima possibile”
La parità salariale in Italia
Secondo i dati OCSE, l’Italia presenta un divario nella retribuzione oraria del 5,6%. I dati OCSE però, non consentono di comprendere ed indagare appieno il fenomeno. Difatti, questo dato riguarda solamente i lavoratori full time, mentre sappiamo che in Italia 4 donne su 10 lavorano part-time. Oltre a ciò esiste un importante divario retributivo tra pubblico e privato. Secondo l’Eurostat, il tasso di divario retributivo nel settore pubblico in Italia si attesta intorno a 4%, mentre nel settore privato schizza al 20%.
Secondo l’lstat, invece, nel 2019 le donne che hanno ricevuto più di 15 euro di retribuzione orario sono state il 17,8% delle donne contro il 26,2% degli uomini. Mentre una retribuzione oraria inferiore agli 8 euro è stata percepita dall’11,5% delle donne e dall’8,9% degli uomini.
La situazione non appare incoraggiante nemmeno nell’ambito dei liberi professionisti. Qua la parità salariale è ancora più difficile da raggiungere. Se infatti, si considera l’ultimo rapporto AdEPP (Associazione degli Enti di Previdenza Privati), un uomo fra i 30 e i 40 anni guadagna 20 mila euro lordi, mentre una donna 17 mila. Nella fascia di età fra i 40 e i 50 anni si passa dai 25 mila euro lordi per le donne ai 40 mila per gli uomini.