Gilet gialli in Francia: chi sono e cosa vogliono?
La giornata del 17 Novembre sarà ricordata in Francia per l’esplosione del movimento dei “gilet gialli”. La protesta continua ancora in queste ore, con blocchi e rallentamenti in diverse parti del paese. Ma di cosa si tratta? Le origini di quanto accaduto risalgono ai primi di ottobre, con la diffusione in rete di una petizione che invitava a bloccare il paese il 17 Novembre. Nel mirino dei promotori, il forte rincaro dei prezzi dei carburanti e la perdita generale di potere d’acquisto.
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Gilet gialli: il ruolo dei social
L’appello si è sviluppato nella pratica con una profondità e una veemenza notevoli. Gli aderenti alla mobilitazione, molti dei quali muniti del giubbotto di segnalazione autostradale da cui il nome dell’intera protesta, oltre a produrre rallentamenti del traffico tramite file di mezzi, hanno bloccato strade e incroci. Circa duemila i blocchi, di intensità e partecipazione variabile, messi in campo nella sola giornata del 17.
Per composizione sociale, discorsi e pratiche, la protesta riecheggia in parte quella che fu inscenata nel 2012 dai cosiddetti “forconi” italiani. Non c’è, infatti, nessuna rivendicazione esplicita, partitica e/o sindacale, dell’organizzazione della giornata di mobilitazione.
Da sottolineare è il dato che riguarda il ruolo dei social in merito alla protesta. Infatti, più di un milione di tweet è stato scritto su quanto stava avvenendo, permettendo ai “gilet gialli” di imporsi nell’agenda politica e mediatica. C’è stato anche un risvolto tragico, purtroppo; la morte di una persona durante la forzatura di un blocco da parte di un automobilista.
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Gilet gialli: il rincaro dei carburanti
Le ragioni di quanto accaduto vanno trovate nell’insoddisfazione montante – soprattutto, nella Francia periferica e rurale – che non si specchia nell’immagine ricca e opulenta delle zone centrali della capitale Parigi. E soprattutto, che non si ritrova nelle politiche dell’attuale governo del paese.
La popolarità del presidente Macron è al minimo, e la protesta sembra mettere ancora più in difficoltà l’esecutivo. La mobilitazione è infatti scoppiata proprio mentre Macron con il suo discorso al Bundestag stava lanciando di fatto la sua campagna per le prossime elezioni europee.
Il governo ha provato a giustificare i rincari definendoli inevitabili in relazione alla strategia complessiva di transizione ecologica del paese. In un discorso tenuto domenica, il premier Philippe ha dichiarato che pur comprendendo le ragioni della protesta, il governo terrà il punto.
La questione che emerge con la protesta è dunque la difficoltà di far coincidere gli imperativi ecologici con altri grandi temi quali l’impoverimento e il permanere di diseguaglianze sociali.
Per molti manifestanti, il rincaro dei carburanti incide direttamente sul salario, in termini negativi, come una decurtazione sul reddito. Circa 18 milioni di francesi utilizzano quotidianamente la macchina per raggiungere il proprio posto di lavoro. L’aumento del prezzo di un pieno del 30% ha dunque ricadute notevoli per un lavoratore.
Per il prossimo 24 Novembre, da parte di alcuni dei promotori del movimento è stata convocata a Parigi una nuova giornata di mobilitazione; l’intento, questa volta, bloccare la Capitale.
Michele Mastandrea