Legge di Bilancio 2019: trattativa governo-Ue, come potrebbe cambiare
Forse diventato conscio delle possibili conseguenze dello scontro duro e puro con l’Unione Europea, il governo italiano sembra essersi convinto ad apportare alcune modifiche alla legge di bilancio. Difficile che le modifiche saranno radicali, ma potrebbero essere sufficienti ad ammorbidire le sanzioni, ma soprattutto a rinviare lo scontro ai prossimi mesi.
Che succede se l’Italia non sistema la manovra?
Ricordiamo che la Commissione non mette becco su come i governi nazionali spendono i soldi, ma solo sui saldi finali della legge di bilancio e sulle sue previsioni. Possibile quindi che il governo decida di limare qualche punto percentuale di deficit.
Legge di bilancio: e adesso cosa si taglia?
Al contrario di quanto dica il vicepremier Matteo Salvini, pochi decimali di deficit fanno una grossa differenza. Ogni riduzione di un decimo di punto, infatti, equivale ad avere oltre un miliardo e mezzo in meno da spendere. Passare dal 2,4 al 2,2% implica quindi oltre 3 miliardi di risorse in meno.
Per avere un titolo di confronto, parliamo di poco meno della metà delle risorse destinate alla riforma delle pensioni oppure al reddito di cittadinanza (che non è un reddito di cittadinanza). Le due misure insieme valgono circa 14 miliardi.
Probabile, quindi, che una di queste due misure (se non tutte e due) verranno rinviate di qualche mese per risparmiare qualche spicciolo. Da tagliare, infatti, non resta molto altro: le clausole di salvaguardia restano politicamente intoccabili (e valgono ben 12 miliardi). Lo stesso vale per molte tax expenditures, amate dalla cittadinanza e appoggiate da gruppi che fanno pressioni per tenerle in piedi.
Un aumento delle imposte, comunque, non è da escludere, anche perché il problema vero della manovra resta un altro.
Legge di bilancio: il problema si chiama crescita
Il rapporto deficit/PIL che il governo ha come obiettivo (2,4%) si basa su una crescita del PIL molto lontana dalle stime internazionali più ottimistiche. Laddove gli osservatori stimano una crescita intorno all’1%, la legge di bilancio del governo è impostata su una crescita all’1,5%.
Se è vero che i vari FMI, UE, eccetera sbagliano spesso, di solito lo fanno per difetto. Ciò significa che la loro stima dell’1% potrebbe essere anche troppo ottimistica. Figuriamoci quindi l’1,5% del governo.
Forse anche per questo motivo il governo sta pensando di dirottare parte delle risorse già stanziate sugli investimenti. “Reddito di cittadinanza“ e quota 100, pur confermati, entrerebbero in vigore con più paletti del previsto.
Questo dovrebbe permettere di aumentare un po’ la crescita e di subire meno pressioni sui conti pubblici. Tali pressioni non arrivano solo dalla UE, ma soprattutto dai mercati, che infatti hanno apprezzato il dialogo fra Roma e Bruxelles. Per esempio lo spread, lunedì 26 novembre, ha aperto in vistoso calo andando sotto quota 300.
Utile comunque ricordare che lo scontro è solo rimandato, e che i conti andranno fatto quando la legge di bilancio avrà preso forma definitiva nelle prossime settimane.