L’ISIS in Africa si rafforza, Italia e Turchia collaborano in Libia
La crescita dell’ISIS in Africa preoccupa i Paesi della coalizione anti-Daesh. L’Italia ha proposto una nuova alleanza per fronteggiare la rinnovata minaccia, gli Stati Uniti hanno espresso il proprio consenso all’iniziativa.
A Roma, durante la Riunione Ministeriale della Coalizione globale anti-Daesh/ISIS, si è parlato inoltre di Libia. Il Paese nord-africano, piombato nel caos dieci anni fa, non riesce ancora a trovare pace e sicurezza.
La caotica situazione rischia di far proliferare gruppi terroristici legati allo Stato Islamico. Per questo motivo, nel corso dell’incontro romano, Turchia e Italia hanno rinnovato il proprio comune impegno per favorire il processo politico e la pacificazione nei territori un tempo controllati da Mu’ammar Gheddafi.
L’asse Roma-Washington
Il titolare della Farnesina ha dichiarato di voler assemblare una coalizione internazionale per fronteggiare la crescita dei gruppi affiliati allo Stato Islamico in Africa.
A margine di un incontro con il Segretario di Stato statunitense, Di Maio ha espresso preoccupazione per il rafforzamento dei terroristi guidati da al-Qurashi. Il politico pentastellato ha sostenuto che, nonostante l’ISIS abbia perso terreno sia in Siria che in Iraq, l’alleanza internazionale contro questo gruppo non deve abbassare il livello di guardia.
“Insieme agli Stati Uniti e ad altri alleati, ho proposto la fondazione di una task force in Africa per identificare e fermare le minacce terroristiche legate all’ISIS. La coalizione non deve spostare la propria attenzione da una regione all’altra. È necessario che si moltiplichino i teatri di azione comprendendo anche l’Africa, oltre al Medio Oriente – ha precisato Di Maio.
L’iniziativa italiana ha trovato il pieno appoggio degli Stati Uniti. Tramite il numero uno della diplomazia Antony Blinken, Washington ha inoltre esortato i Paesi coinvolti nella lotta al terrorismo ad una migliore gestione dei presunti terroristi detenuti. Secondo Blinken, mantenere gli oltre diecimila ex-combattenti in campi gestiti dalle Forze Democratiche Siriane è diventato ormai insostenibile. “Gli Stati Uniti sollecitano i Paesi d’origine, compresi i partner della coalizione internazionale, a rimpatriare, riabilitare e perseguire i propri cittadini accusati di terrorismo”.
Il diplomatico statunitense ha anche annunciato che Washington destinerà altri 436 milioni di dollari all’assistenza dei rifugiati in Siria e nei territori circostanti.
La crescita dello Stato Islamico in Africa
Il presunto rafforzamento dei gruppi affiliati a Daesh preoccupa molte cancellerie. I terroristi associati al Califfato hanno rivendicato varie conquiste territoriali nelle ultime settimane, soprattutto in Nigeria, nel Sahel, in Mozambico e nella Repubblica Democratica del Congo.
Questi successi contribuiscono a rafforzare l’immagine del gruppo terroristico. Le battute d’arresto patite dallo Stato Islamico in Medio Oriente, l’area in cui si era inizialmente concentrata l’attività di Daesh, sono compensate dai successi ottenuti nel continente africano.
Colin Clarke, analista presso il Soufan Group, sostiene che “come organizzazione in generale, l’ISIS sta faticando. Per alzare il morale dei sostenitori, la leadership del gruppo favorisce ora i rami regionali, attualmente i più efficaci e utili per mantenere un elevato ritmo operativo”.
La proposta italiana
Di Maio non ha ancora chiarito i compiti della task force proposta dalla Farnesina. Sicuramente però vi sarà un allargamento della coalizione anti-ISIS. L’incontro ministeriale dell’alleanza, che attualmente comprende 83 membri, ha visto la partecipazione di alcuni Paesi africani, tra cui Burkina Faso, Ghana e Mozambico.
È comunque probabile che l’operazione francese nel Sahel, attiva dal 2013, costituirà il punto di partenza del lavoro della coalizione. Il Presidente francese Macron ha infatti dichiarato che lo sforzo francese, fino ad ora solitario, entrerà a far parte di un progetto internazionale.
Secondo l’Eliseo, future consultazioni con gli Stati Uniti, i Paesi europei coinvolti nella regione, e i cinque Stati del Sahel chiariranno i contorni della nuova operazione.
Si rinnova la collaborazione tra Roma e Ankara
Al forum ministeriale del 28 maggio si è discusso anche della situazione libica. A tal proposito, il meeting di Roma ha visto il rinnovo della cooperazione tra Italia e Turchia.
Mevlüt Çavuşoğlu, Ministro degli Esteri turco, ha affermato che l’asse Roma-Ankara è vitale per mantenere sicura e stabile non solo la Libia, ma anche il Mediterraneo Orientale. “L’Italia è un nostro partner strategico. – ha affermato Çavuşoğlu – I recenti sviluppi in questa area geopolitica hanno reso ancora più importante l’alleanza tra i due Paesi. Resteremo in contatto per approfondire la collaborazione in Libia.”
Il ruolo della Turchia in Libia
Il diplomatico di Ankara ha sottolineato lo sforzo che il proprio Paese sta compiendo per supportare il processo politico e gli sforzi di pacificazione in Libia.
“La Turchia sostiene l’iniziativa delle Nazioni Unite volta a risolvere politicamente e in maniera definitiva la crisi libica. Il governo turco si è impegnato a sostenere progetti di ricostruzione delle infrastrutture, in particolare nei settori della sanità, dell’elettricità e dei servizi pubblici.”
A ottobre la Turchia ha incrementato il proprio sostegno al Governo di Unità Nazionale basato a Tripoli e impegnato contro le forze del generale Haftar. Benché le due fazioni siano giunte ad un accordo per il cessate il fuoco, la situazione nel Paese nord-africano è ancora precaria.
Nel corso dell’incontro di Roma, Mevlüt Çavuşoğlu non ha mancato di sottolineare le numerose operazioni condotte da Ankara nella lotta al terrorismo. Il titolare del Ministero degli Esteri ha ricordato gli impegni e i successi turchi ottenuti contro l’ISIS in Siria e Iraq.
Il ministro non ha risparmiato qualche critica ai suoi colleghi. Secondo Çavuşoğlu, con il pretesto della lotta a Daesh, molti Paesi hanno aiutato militarmente e finanziariamente le Unità di Protezione Popolare. Com’è noto, il braccio armato del Partito dei Lavoratori del Kurdistan è considerato un’organizzazione terroristica dalla Turchia.