Mariella Cimò scomparve il 25 agosto 2011 dal piccolo paese di San Gregorio di Catania. La donna, settantaduenne, sparì senza lasciare traccia e il suo corpo non è mai stato ritrovato.
Il marito, Salvatore Di Grazia, denunciò la scomparsa della moglie solo undici giorni dopo, ritardandone così le ricerche. Gli inquirenti, circa un anno fa, hanno condannato Salvatore, detto Turi, a venticinque anni di carcere con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere.
Mariella Cimò: Salvatore Di Grazia, l’accusa di omicidio
Salvatore Di Grazia era a tutti noto per il vizio di concedersi ore felici in compagnia di giovani donne, molto spesso straniere. Questo suo comportamento adultero, era stato spesso motivi di accesi litigi con la moglie. Gli incontri con le amanti, inoltre, avvenivano nell’autolavaggio di proprietà della famiglia di Mariella Cimò.
Le indagini sono partite, fin da subito, dal capanno degli attrezzi dell’autolavaggio. I carabinieri, in seguito ad accurate indagini, non hanno più avuto dubbi sulla veridicità delle dicerie sul conto di Salvatore Di Grazia.
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Mariella Cimò: Salvatore Di Grazia, la vicenda e l’ipotesi degli inquirenti
Dal canto suo, Turi continua a sostenere che l’anziana donna sia andata via spontaneamente perché stanca dei continui litigi. L’uomo, però, si ritiene estraneo ai fatti e innocente nei confronti dell’accusa di omicidio e occultamento di cadavere.
L’ipotesi, portata avanti dagli inquirenti e confermata in primo grado di giudizio, è quella secondo la quale Mariella Cimò sia stata uccisa in casa dal marito a seguito di un violento litigio.
Con modalità ancora da chiarire, Salvatore Di Grazia si sarebbe dunque sbarazzato del corpo, senza lasciare indizi utili alle indagini. Il caso della scomparsa di Mariella rimane, infatti, ancora avvolto da un alone di mistero.