Erdoğan attacca il partito moderato curdo. La strana strategia di Ankara contro il terrorismo
[ad]Il cambiamento di politica da parte di Ankara rivela tra le righe il fallimento delle politiche adottate sino ad oggi che sicuramente hanno segnato moltissimi passi in avanti ma non sono ancora risucite a risolvere la situazione. E’ infatti a partire dalla presa del potere nel 2002 che la questione curda occupa un posto di rilievo nell’agenda del governo guidato da Erdoğan. Si tratta di un un terreno minato e incandescente e nello stesso tempo di una ferita che se venisse curata a dovere segnerebbe un fondamentale passo in avanti della Turchia nella strada verso la “democratizzazione” richiesta a livello internazionale, dall’Europa in primis. Fin dai tempi delle sue prime campagne elettorali, l’AKP si è sempre dimostrato molto aperto nei confronti della questione curda anche se è necessario sottolineare un particolare fondamentale: la difficoltà dell’integrazione di una minoranza con cui i turchi condividono la stessa religione.
A parte alcune eccezioni sostanziali come gli armeni, l’integrazione per le minoranze di religione non musulmana che risiedono in Turchia rappresenta infatti uno degli ambiti entro il quale il governo di Erdoğan ha fatto grandissimi progressi come dimostra il recente provvedimento (attualmente in corso di attuazione) per cui si sta procedendo alla restituzione di beni immobili sottratti nel corso del XX secolo alle minoranze religiose presenti in terra turca. Diverso il discorso nei confronti della minoranza curda con la quale i turchi sono “fratelli nella fede”, come recentemente affermato dal primo ministro Erdoğan.
di Filippo Cicciù