Conto corrente e investimenti 2018, si perdono con la chiusura?

Pubblicato il 15 Febbraio 2019 alle 06:01 Autore: Daniele Sforza

Alla chiusura del conto corrente che fine fanno gli investimenti? Si possono lasciare in banca? Ecco cosa bisogna sapere a riguardo.

Conto corrente e investimenti 2018
Conto corrente e investimenti 2018, si perdono con la chiusura?

Chiusura conto corrente, cosa accade agli investimenti


Se si chiude il conto corrente che fine fanno gli investimenti? Questi ultimi si perdono al momento della chiusura? Ed è per forza necessario che il deposito titoli sia collegato a un conto corrente? È una domanda legittima, le cui risposte si trovano nelle norme redatte nel corso degli anni, dove comunque si fa esplicito riferimento alla sussistenza di un conto corrente, tramite il quale la banca possa effettuare le operazioni. In generale la risposta potrebbe essere la seguente: il deposito titoli deve essere collegato a un conto corrente. Andiamo a vedere perché.

Conto corrente e investimenti: deposito titoli, cos’è?

Prima di andare a chiarire l’aspetto sopra riportato, andiamo a vedere cosa è un deposito titoli. Si tratta di uno strumento che viene offerto dalle banche e serve per la gestione degli investimenti. Il deposito titoli si attiva dunque al momento del primo investimento su prodotti e strumenti finanziari. In breve, il deposito titoli è un conto d’appoggio che però va distinto dal conto corrente. Se quest’ultimo serve per effettuare le più comuni operazioni bancarie, il secondo è esclusivamente riservato agli investimenti che il cliente vuole fare, dando mandato alla banca di procedere alla gestione.

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Conto corrente in chiusura: che fine fanno gli investimenti?

Come ha ben spiegato Aldo Bissi su Repubblica, per rispondere alla domanda che apre questo articolo bisogna fare riferimento ad alcune normative a riguardo. A cominciare dal Codice Civile (articolo 1838). Qui è scritto testualmente quanto segue. “La banca che assume il deposito di titoli in amministrazione deve custodire i titoli, esigerne gli interessi o i dividenti, verificare i sorteggi per l’attribuzione di premi o per il rimborso di capitale, curare le riscossioni per conto del depositante, e in generale provvedere alla tutela dei diritti inerenti ai titoli. Le somme riscosse devono essere accreditate al depositante”.

In seguito è specificato che “alla banca spetta un compenso nella misura stabilita dalla convenzione o dagli usi, nonché il rimborso delle spese necessarie da essa fatte”. Nel suddetto articolo non si fa mai riferimento esplicito al conto corrente, ma implicitamente potrebbe comparire nelle modalità di accredito delle somme riscosse. Insomma, un conto corrente serve per effettuare le normali operazioni bancarie, relativamente ad accrediti e addebiti.

Allo stesso tempo si fa esplicito riferimento al conto corrente nella guida della Banca d’Italia. “Il deposito titoli è abbinato a un conto corrente sul quale si addebitano le imposte di bollo e le commissioni e si accreditano i guadagni ricavati dai titoli come dividendi azionari e cedole”. Pertanto qui appare più chiaro come effettivamente il deposito titoli debba essere abbinato al conto per le operazioni da effettuare. Resta poi, da un punto di vista prettamente terminologico, la definizione di “conto d’appoggio”, che può essere l’uno o l’altro, e che comunque sottolinea la necessità dell’altro conto (non di deposito) per la movimentazione.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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