Armenia, elezioni democratiche cercasi
Il 6 maggio è giornata di ordalia elettorale: Sarkozy contro Hollande in Francia, Tadic contro Nikolic in Serbia, il parlamento greco, le amministrative italiane; mi dicono che si votera pure per il rinnovo del landtag dello Schleswig-Holstein. Oltre a tutto ciò, le urne saranno aperte anche nel Caucaso, per il rinnovo del parlamento della Repubblica d’Armenia. E forse, per la prima volta dall’indipendenza dall’URSS, gli armeni potranno avere un’elezione libera ed equa.
Dopo le proteste seguite alle elezioni presidenziali del 2008, e dopo le rinnovate manifestazioni del 2011, l’opposizione del Congresso Nazionale Armeno, dell’ex presidente Levon Ter-Petrossian, e il Partito Repubblicano d’Armenia del presidente Serzh Sargsyan sembrano essersi riavvicinati abbastanza per mettersi d’accordo sulle regole del gioco.
“Le autorità armene sono determinate a condurre le elezioni più libere e trasparenti della storia dell’Armenia moderna”, ha dichiarato il primo ministro Tigran Sargsyan.
[ad]Per il momento, la situazione sembra incoraggiante: il primo rapporto dell’ODIHR, l’ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE, è positivo. Secondo l’ODIHR, la nuova legge elettorale varata nel maggio 2011 è “solida” e “globale”, benché ancora migliorabile. Il sistema elettorale è misto, con 90 seggi eletti tramite sistema proporzionale a collegio unico (soglia di sbarramento al 5%), e 41 seggi in collegi uninominali. La registrazione dei candidati, secondo l’ODIHR, è stata “inclusiva”, con 8 partiti e una coalizione registrati, e un 20% di candidature femminili.
Quasi 2.500.000 elettori sono registrati per il voto, su una popolazione totale di 3.262.200. Oltre ai circa 300 osservatori internazionali dell’OSCE/ODIHR e del Consiglio d’Europa, 15 ong armene sono state accreditate dal governo, con oltre 12.700 osservatori individuali per i 1.982 seggi previsti.
di Davide Denti