Si comincia a riscaldare la corsa per la segreteria del Pd e l’ex ministro Cesare Damiano, in lizza tra i candidati, torna alla carica sul tema che ha più caro, il sistema previdenziale. Preoccupato che l’Italia torni in recessione – “il pilastro della manovra è la crescita all’1,5%, se cresceremo dell’1% sarà già un miracolo” ha dichiarato – Damiano chiede al governo di inaugurare di inaugurare un’operazione “verità”.
Pensioni: ammettere che i conti sono sbagliati
Innanzitutto, bisogna che “il governo ammetta che i conti sono sbagliati”. Insomma, “le risorse stanziate, che andranno anche ‘rimodulate’ per fare un accordo con la Commissione europea, non sono sufficienti per realizzare tutto quello che viene dichiarato nelle conferenze stampa. Per onestà nei confronti dei cittadini i gialloverdi indichino quali sono le priorità e le gradualità necessarie se vogliono essere credibili”; con queste parole Damiano ha ribadito quanto già più volte criticato al governo dalle opposizioni.
Tuttavia, Damiano si discosta dalle polemiche sulla maggioranza rispetto al tema del superamento della Legge Fornero. Infatti, l’ex ministro approva sia il Reddito di Cittadinanza che l’ipotesi Quota 100. Tra l’altro, a parlare sempre Damiano, quest’ultima potrebbe essere ancora migliorata: “ad esempio, portando l’età a 63 anni e abbassando però i contributi a 36 anni, secondo lo schema dell’Ape sociale che va resa strutturale. Io sostengo le Quote e la flessibilità delle pensioni. Detto ciò, rimane necessaria “una operazione-verità che il Governo deve fare sulle riforme che ha promesso”.
Pensioni: migliorare Quota 100
In effetti, nelle sua forma attuale, Quota 100 appare molto ridimensionata rispetto agli annunci. Si andrà in pensione con 62 anni d’età e 38 di contributi perdendo fino all’8% dell’assegno spettante, secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare di bilancio. I lavoratori privati dovranno aspettare 3 mesi dalla richiesta di pensionamento, 6 mesi i lavoratori del pubblico: nel 2019, quindi, non ci saranno più di 320-340mila uscite. Queste, però, potrebbero aumentare drasticamente nel 2020, anche se le risorse stanziate saranno le stesse dell’anno precedente; un elemento che non si può sottovalutare sul fronte della tenuta dei conti pubblici. Detto ciò, il governo dovrebbe mettere in campo delle graduatorie per limitarne la portata ma in caso di perdita pari anche solo a 6-7 miliardi rispetto alle stime di crescita, la riforma potrebbe saltare.