Attentato Pakistan, ultime notizie: i legami con la Nuova Via della Seta cinese
Attentato Pakistan, ultime notizie: i legami con la Nuova Via della Seta cinese
Venerdì scorso l’Esercito di Liberazione del Balucistan ha condotto un attacco armato contro il consolato cinese a Karachi. Il commando, di tre persone, è stato neutralizzato dalle forze di polizia a guardia del consolato. L’intenzione degli uomini era quella di entrare negli uffici consolari con una macchina carica di esplosivo. L’attacco e la successiva risposta della polizia hanno provocato due vittime civili tra i passanti.
L’Esercito di Liberazione del Balucistan (ELB) è parte della galassia di gruppi separatisti delle regioni occidentali del Pakistan. Queste aree del paese sono le meno avanzate in termini di ricchezza e sviluppo. Allo stesso tempo però sono molto ricche di risorse naturali. Hanno inoltre una posizione geografica molto strategica, poiché confinanti con l’Afghanistan.
Attentato Pakistan: le ragioni dell’attacco
Ma come mai un simile attacco? La questione va trovata nell’analisi degli interessi e delle politiche cinesi in Asia Centrale e nell’Oceano Indiano. Il Pakistan è infatti un paese centrale nella strategia politica globale di Pechino, nota come Belt and Road Initative (BRI) o come Nuove Vie della Seta.
La Cina è impegnata a costruire una rete di collegamenti tra la sua parte occidentale e l’Oceano Indiano. Vale a dire, attraverso il Pakistan. Il progetto, noto nei suoi termini complessivi come China Pakistan Economic Corridor (CPEC), è tra i principali all’interno della BRI. È divenuto quindi una sorta di cartina di tornasole dello sviluppo dell’iniziativa di connettività tra Asia, Europa e Medio Oriente lanciata dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013.
Questa prevede in relazione al Pakistan la costruzione di una serie di infrastrutture nel campo energetico, dei trasporti e delle telecomunicazioni, nonché l’instaurazione di una serie di zone economiche speciali. L’insieme del CPEC prevede investimenti del valore di circa 62 miliardi di dollari.
Attentato Pakistan: gli interessi cinesi
Tra gli obiettivi delle varie infrastrutture c’è anche il trasporto verso la Cina delle risorse naturali e delle materie prime della regione, fondamentali per le aziende cinesi. Ed è proprio contro l’espropriazione delle risorse in mancanza di adeguati corrispettivi che si scagliano soggetti come l’ELB. Questo, attivo nella regione dal 2004, ha intensificato gli attacchi contro obiettivi cinesi da circa un paio di anni. Lo scorso agosto un esponente dell’ELB si fece esplodere su un autobus nella città di Quetta, capitale del Balucistan. Obiettivo dell’attentato, alcuni ingegneri del Dragone impiegati in progetti nella regione.
I gruppi separatisti del Balucistan stanno dunque svelando con le loro azioni uno dei lati oscuri della Nuova Via della Seta. Ovvero, le possibilità squilibrate di sviluppo che essa offre. Spesso i progetti della BRI (Belt and Road Initiative) si sono rivelati convenienti per gli interessi della Cina e delle sue grandi aziende multinazionali, molto meno a quelli della popolazione locale.
Attentato Pakistan: una traiettoria rischiosa
Il neo-presidente pakistano neoeletto Imran Khan, che ha subito condannato l’attacco, ha affermato nelle scorse settimane la tenuta della partnership strategica con la Cina. Questa è utile a Islamabad soprattutto per bilanciare i rapporti di forza con l’India, l’altro gigante della regione. Alcuni esponenti del suo governo hanno però fatto trapelare l’idea di rinegoziare alcuni accordi con Pechino.
Il Pakistan soffre infatti una difficile situazione finanziaria, rischiando di essere a breve costretto a richiedere un prestito all’FMI. L’idea di ripetere la traiettoria di paesi come lo Sri Lanka, la Malaysia o le Maldive, che hanno contratto grandi debiti con la Cina, non è certo gradita al Pakistan. Che allo stesso tempo però ha bisogno della Cina, e difficilmente riuscirà a rinegoziare a suo vantaggio gli accordi già stipulati.