Una questione delicata che i parenti del cosiddetto de cuius (la persona defunta che lascia un’eredità), possono trovarsi ad affrontare è quella relativa all’evasione fiscale e all’eventuale possibilità di pagamento di imposte, interessi e sanzioni relative ad uno o più debiti del defunto. Vediamo di seguito che cosa la legge prevede in questi casi e se l’Agenzia delle Entrate può rifarsi sugli eredi del debitore.
Gli eredi possono diventare debitori in caso di evasione fiscale del defunto
Secondo la legge italiana, l’Ufficio Riscossioni dell’Agenzia delle Entrate può aggredire i beni degli eredi; ciò al fine di soddisfare il suo diritto di credito verso il defunto debitore. Ciò perché, sul piano del diritto civile, tutti i debiti facenti capo ad un soggetto (compresi quelli di natura fiscale), sono trasferiti agli eredi insieme ai crediti e a tutti i beni che compongono il patrimonio del de cuius.
I successori possono evitare di divenire debitori a loro volta, soltanto rifiutando l’eredità, entro dieci anni dall’apertura della successione. Un’altra via idonea ad evitare responsabilità di tipo patrimoniale da parte degli eredi, è quella dell’utilizzo dello strumento civilistico dell’accettazione dell’eredità con beneficio di inventario. Secondo la normativa in proposito, è stabilità una responsabilità di tipo solidale per gli eredi; i quali rispondono con l’integrale pagamento delle obbligazioni fiscali del defunto. Ciò però quando il presupposto di tale obbligazione è insorto prima della data della morte del debitore. La legge, in linea generale, precisa che – sul piano debitorio – agli eredi ricade l’onere del pagamento della tassa evasa, e non gli interessi e sanzioni correlate.
Come evitare il pagamento di sanzioni ed interessi in caso di evasione fiscale del defunto
Per ottenere però di evitare il pagamento di sanzioni ed interessi, gli eredi hanno l’obbligo di fare istanza in autotutela; con essa richiedono all’Agenzia delle Entrate il mero pagamento delle sole tasse ed imposte evase. Occorre precisare che questa richiesta non sospende i termini di impugnazione della cartella esattoriale innanzi al giudice competente. In sintesi, l’intento del legislatore è quello di impedire che gli errori e le inadempienze del defunto, siano fonte di debito per gli eredi; essi possono quindi essere obbligati al solo pagamento dei versamenti di imposta. Vero è però che, a carico degli eredi, saranno eventuali sanzioni causate da ritardi nei pagamenti, da collocarsi in un momento successivo alla data di morte del defunto debitore.
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La precisazione dell’Agenzia delle Entrate circa le sanzioni sui pagamenti rateali
Recentemente, l’Agenzia delle Entrate ha però fornito un differente orientamento, in caso di sanzioni sui pagamenti rateali nell’eventualità di morte del debitore. Tale Ente ha infatti precisato che, se si è verificata una causa di decadenza della rateizzazione, se essa è avvenuta prima del decesso, la responsabilità resta al solo defunto; quindi gli eredi non hanno obblighi di pagare alcun tipo di sanzione; se invece, la rateizzazione è decaduta dopo la morte del debitore, le sanzioni sono trasferite ai successori. Successivamente l’Agenzia delle Entrate ha confermato questo orientamento in un altro suo provvedimento.