In Italia si uccide poco, ma quando avviene è molto più probabile avvenga all’interno della famiglia.
È quanto emerge anche dal report della polizia che riporta i dati degli omicidi e delle violenze, soprattutto in ambiti affettivi, fino a settembre di quest’anno.
Questo dipende soprattutto dalla diminuzione dei delitti avvenuti a causa della criminalità comune o organizzata, in atto da almeno due decenni. Fatto che sta determinando dei cambiamenti non solo quantitativi ma anche qualitativi.
Innanzitutto i numeri. Sono 231 gli omicidi volontari avvenuti nei primi 9 mesi dell’anno, in calo di ben il 19% rispetto ai 286 dello stesso periodo del 2017.
Il declino degli omicidi legati alla criminalità fa calare soprattutto i morti di sesso maschili. Questi vanno da 189 a 137, -28%, mentre le donne uccise passano da 97 a 94, -3%.
Nel 21% dei casi si tratta di delitti commessi da stranieri, un dato che conferma l’andamento degli ultimi anni, con gli immigrati, mediamente più giovani degli italiani, che quindi sono maggiormente coinvolti rispetto a quanto i numeri sulla loro presenza (sono circa l’8% dei residenti) farebbero pensare.
La concentrazione dei delitti all’interno delle mura domestiche o comunque delle relazioni affettive e tra chi già si conosceva è confermata da altri dati. Solo nel 38% dei casi gli assassini sono sconosciuti, nel 21% si tratta del partner, nel 20% di un familiare. Nel 17% dei casi sono comunque conoscenti.
Se la vittima è donna poi gli sconosciuti calano ancora di più. Sono solo l’11%, mentre i partner arrivano al 49% e i familiari al 26%
Ma come si distinguono gli omicidi di donne?
Omicidi, sono 32 quelli definibili come femminicidi
La Polizia di Stato dichiara di attenersi alla definizione di femminicidio come declinata dalla Convenzione di Istanbul. È quella secondo cui può essere considerato con questo nome un delitto in cui sia presente un rapporto tra maschio e femmina declinato secondo i canoni di supremazia/sottomissione e in cui la donna sia uccisa “in ragione proprio del suo genere”.
In base a questa definizione sono 32 i femminicidi dei primi 9 mesi del 2018, una minoranza dei 94 omicidi di donna totali. E comunque in calo rispetto ai 34 del 2017. Quelli “indiretti” sono altri omicidi come quelli di figli uccisi per vendetta sulla donna.
Si dovrà attendere la fine dell’anno per vedere se sarà confermato il calo di questo tipo di delitti, che appaiono essere meno di quelli che accadono in altri Paesi europei.
Vi è chi ha voluto confrontare i femminicidi con omicidi di analoga tipologia con vittime maschili. Nel report di Barbara Benedettelli “Violenza domestica e di prossimità, i numeri oltre il genere nel 2017“, emerge per l’anno scorso una somiglianza tra i numeri dei morti di sesso femminile e di sesso maschile per omicidi con movente sentimentale ed affettivo, 106 contro 81. Anche se gli autori dei delitti sono in gran parte uomini, 197 contro 34.
La studiosa ha aggiunto il movente di prossimità, per esempio quando l’assassino è un vicino di casa o un collega, e non vi è una relazione affettiva coinvolta. In questo caso tra i sessi delle vittime c’è parità, 120 donne e 120 uomini.
È chiaro che anche in futuro se questo trend continuerà saranno le violenze all’interno dei nuclei familiari e delle relazioni a richiedere sempre più attenzione, in un contesto in cui le forze di sicurezza sono sempre state più impegnate sul fronte criminalità.