Conguaglio Irpef in busta paga dicembre, chi rischia il prelievo
Busta paga dicembre, arriva il conguaglio Irpef
Il mese di dicembre è un mese positivo per tutti i lavoratori che percepiscono la tredicesima. Tuttavia, c’è un secondo appuntamento da rispettare, perché dicembre è anche il mese del conguaglio Irpef, che può essere a debito o a credito. Nel primo caso, ci saranno delle trattenute in busta paga in base al saldo di tassazione non conteggiata durante l’anno da versare. Nella seconda eventualità, invece, la busta paga potrebbe essere più pesante. Quest’ultimo caso, infatti, significa che nel corso dell’anno si sono pagate più tasse di quanto dovuto e dunque il lavoratore andrà rimborsato.
Conguaglio Irpef dicembre 2018: come funziona
Un lavoratore dipendente riceve la busta paga con la retribuzione per ogni mese lavorativo. Ma su ogni retribuzione percepita dal 1° gennaio al 31 dicembre il lavoratore deve anche pagare le tasse. Queste sono calcolate in base all’unico dato di cui si è a conoscenza all’inizio dell’anno, vale a dire la retribuzione del mese di gennaio. Su questa informazione, si calcoleranno quindi le imposte da versare tramite modello F24, e questa è un’operazione che compirà il datore di lavoro. Si tratta comunque di una stima provvisoria, che per l’appunto potrebbe essere smentita alla fine dell’anno, in positivo o in negativo per il lavoratore. Le strade a dicembre possono essere due.
- Conguaglio a debito: le imposte pagate nel corso dell’anno ammontano a un totale inferiore a quanto dovuto. Si opererà così con una trattenuta in busta paga che salderà la somma Irpef spettante.
- Conguaglio a credito: le tasse versate nel corso dell’anno lavorativo sono superiori a quanto effettivamente dovuto. Si procederà così con un rimborso in busta paga.
Tredicesima dipendenti pubblici e privati 2018: calcolo e quando arriva
Conguaglio Irpef dicembre: a credito o a debito, come si calcola
Per il calcolo definitivo dell’Irpef bisogna prendere in considerazione diversi elementi. Il primo fattore corrisponde alla retribuzione annua complessiva ed effettiva del lavoratore. Da qui si calcolerà infatti l’Irpef dovuta. Che, come ben sappiamo, agisce su scaglioni in base al reddito, come riportato di seguito.
- 23%: reddito fino a 15.000 euro;
- 27%: da 15.001 a 28.000 euro;
- 38%: da 28.001 a 55.000 euro;
- 41%: da 55.001 a 75.000 euro;
- 43%: oltre 75.000 euro.
Facendo un esempio pratico, se un lavoratore ha percepito nel corso dell’anno 25.000 euro, si dovrà fare la seguente operazione. Calcolare il 23% di 15.000 (3.450 euro) e il 27% dell’eccedenza (25.000 – 15.000 = 10.000, dei quali il 27% corrisponde a 2.700). Quindi sommare 3.450 a 2.700 euro: il risultato che viene fuori (6.150 euro) sarà l’imposta lorda annua. Questo totale andrà poi confrontato con le ritenute operate nel corso dell’anno, per capire se la differenza finale sia in positivo o in negativo. Da qui si agirà con le relative trattenute (conguaglio a debito) o rimborsi (conguaglio a credito).
Infine andrà poi considerato anche il bonus 80 euro erogato in busta paga tutti i mesi: ci saranno trattenute se il reddito supera le quote fissate o è a esse inferiore. A tal proposito si ricorda che dal 2019 il bonus 80 euro potrebbe convertirsi in detrazione fiscale. Ultimo passo: le addizionali regionali e comunali, che saranno applicate sul reddito annuo effettivo derivante dalle operazioni di conguaglio.