Dal primo dicembre Andres Manuel Lopez Obrador si insedierà ufficialmente alla Presidenza del Messico. Il paese è la seconda più grande economia latinoamericana. Obrador, politico di sinistra moderata, dovrà rispondere alle pressioni opposte che gli arrivano dalla sua base elettorale e dai mercati finanziari internazionali.
Andres Manuel Lopez Obrador: le prime decisioni
Lo scorso primo luglio AMLO (come è soprannominato giornalisticamente) si impose con il 53% dei voti. Ex sindaco di Città del Messico dal 2000 al 2005, Obrador con le sue prime decisioni da presidente eletto – per quanto non ancora formalmente in carica – ha già creato un grande dibattito nel paese.
In primo luogo, ha espresso la volontà di mantenere l’equilibrio macroeconomico e di rispettare l’autonomia della banca centrale messicana; tuttavia, ha subito imposto uno stop ad un grande progetto infrastrutturale, molto caro alle aziende coinvolte nell’opera. Si tratta del blocco alla costruzione di un nuovo aeroporto a Città del Messico, dal costo di 13 miliardi di dollari, deciso in seguito alla vittoria di un controverso referendum.
Una mossa che provocato la reazione delle agenzie di rating e della finanza internazionale. L’agenzia Fitch ha abbassato la valutazione del paese a BBB+, motivando la sua decisione con lo stop all’opera. Cosa che avrebbe “inviato un segnale negativo agli investitori”.
Andres Manuel Lopez Obrador: il piano infrastrutturale
Obrador ha organizzato un incontro con le società incaricate della costruzione dell’opera, promettendo loro compensazioni. Ma non è tornato indietro sulla sua decisione. In realtà, nel piano di Obrador sono presenti finanziamenti a molte altre grandi opere. Ad esempio, il Corridoio Transismico. Vale a dire, un progetto di connettività infrastrutturale tra i due litorali del paese, quindi dall’Atlantico al Pacifico.
Altra proposta del partito consiste nel rafforzare i requisiti sociali e ambientali per la concessione delle concessioni minerarie. Secondo Edward Glossop, economista di Capital Economics, una delle maggiori preoccupazioni degli investitori riguardo al Messico risiede proprio nella possibile “cancellazione di contratti energetici”. Ad ogni modo, entro il 15 dicembre il ministro dell’Economia nominato da Obrador, Carlos Urzua, presenterà a grandi linee i piani economici del governo.
Proprio oggi intanto, durante il vertice del G20 a Buenos Aires, il Messico ha firmato ufficialmente il nuovo trattato di libero scambio con Canada e Stati Uniti. Questo sostituirà il vecchio NAFTA, e arriva dopo circa un anno di negoziazioni. L’accordo dovrà essere ratificato dai rispettivi parlamenti. Ma durante il processo, potrebbe incontrare diverse richieste di modifica.
Obrador: la lotta al narcotraffico
Altro tema centrale dell’agenda del governo è quello della sicurezza. In un paese dove spadroneggiano i cartelli della droga, con alti tassi di criminalità e in particolare di omicidi, su questo tema si gioca molto del consenso popolare alle istituzioni. La proposta di Obrador è quella di istituire un nuovo corpo, la Guardia Nacional, aprendo il reclutamento a circa 50.000 persone.
Il Messico ha registrato quasi 40.000 desaparecidos negli ultimi 12 anni. Tra questi, rimane ancora irrisolto il caso dei 43 studenti scomparsi ad Ayotzinapa. Recentemente, la Commissione Nazionale per i Diritti Umani del Messico ha addossato la responsabilità dei fatti alla capacità di infiltrazione del crimine organizzato all’interno dei differenti ambiti di governo nazionale (locale, statale e federale).
La sorte dei ragazzi è stata negli ultimi anni una spina nel fianco del presidente uscente Enrique Pena Nieto. Ora, la responsabilità di fare chiarezza passa nelle mani di Obrador.