Conto corrente e carta di credito: truffa vishing, come azzerano il saldo
Non solo phishing ma anche il vishing tra le minacce riguardanti il proprio conto corrente a cui prestare molta attenzione
Vishing conto corrente, come funziona la truffa
Non solo phishing, anche il vishing tra le minacce riguardanti i propri conti correnti a cui prestare molta attenzione. Alla fine, le due modalità di truffa sono molto simili tra loro. Il vishing è tutto sommato più “ antico” e più semplice del phishing; d’ altra parte, potrebbe essere considerato anche più insidioso.
Conto corrente: molto simile al phishing
Il phishing è una modalità di truffa che ormai tutti hanno sentito nominare. In pratica, si riceve una mail in cui viene richiesto l’ inserimento delle proprie credenziali bancarie per la verifica del proprio conto in seguito a quello che sembra essere un accesso non autorizzato; capita spesso che nella mail ci sia un format in tutto e per tutto simile a quello che si aspetterebbe dal proprio istituto di credito; insomma, con tanto di logo in bella mostra e caratteri grafici uguali a quelli usati solitamente dalla banca, per esempio. Dunque, inserendo le proprie credenziali, si consegnano a un malintenzionato che molto probabilmente si precipiterà a svuotare il conto. Invece, il vishing è ancora più semplice; infatti, si tratta di una truffa telefonica che si articola in modo molto simile a quella attuata nel caso del phishing.
Conto corrente: attenzione alle telefonate sospette
In pratica, si riceve una telefonata da una persona che dice di chiamare dal call center del servizio clienti della propria banca. Quindi, l’ operatore informa il cliente che sono stati osservati degli “ strani” movimenti sul suo conto per poi chiedere le informazioni necessarie a effettuare l’ accesso in modo da poter verificare che sia tutto in regola. Non molto diverso, nella sostanza, al phishing, solo che il confronto con un’ altra persona – tipico del vishing – potrebbe far cadere più facilmente in errore. Tra l’ altro, capita spesso che i malintenzionati siano entrati in possesso di alcuni dati – innocui – del cliente (iban o vari recapiti) così da risultare più credibili.