Nel marasma generale per le elezioni in Sardegna, che il Termometro Politico ha seguito in diretta con le proprie proiezioni, viene oscurata del tutto un’importantissima notizia per le tasche di tutti noi cittadini. Anzi, due
- all’ultima conferenza Ecofin a Bruxelles il 10 Febbraio, si è discusso, tra i tanti argomenti, di come evitare un’ennesima tragedia speculativa a causa dei cosiddetti derivati tossici. Si è proposta la strategia del protezionismo, che tuttavia viene avversata da molti paesi e dallo stesso Joaquin Almunia. Secondo il ministro tedesco Peer Steinbrueck: «Regole troppo strette ostacolerebbero le banche più che aiutarle»
- apprendiamo oggi dal Sole24Ore che anche i Comuni Italiani sono preoccupati dall’effettivo (ab)uso di derivati (credit defalut swap in particolare). Il sindaco di Terni, Paolo Raffaelli, ha dichiarato «L’Anci chiede di poter consentire ai Comuni la rinegoziazione dei contratti derivati». Ed ancora, l’associazione dei Comuni «sostiene inoltre l’opportunità dell’istituzione di un apposito organo di conciliazione cui possano essere deferite, su base volontaria, eventuali questioni problematiche concernenti i derivati in essere».
I derivati tossici (o meglio, alcuni derivati che lo sono diventati a posteriori) sono tra i maggiori responsabili della crisi finanziaria attuale in parallelo ad assurde regole per mantenere sotto controllo la liquidità del e nel mercato globale. Parliamo qui di una Liquidity Policy, che possa razionalizzare in modo coerente i 3 maggiori rischi ad essa legata, quali
- Portfolio Liquidity Risk
- Market Liquidity Risk
- Systemic Liquidity Risk
Molti di voi avranno certamente sentito parlare di Lehman Brothers, AIG, Fannie Mae e Freddie Mac: tutte queste società sono state, in un modo o nell’altro, colpite e devastate in ultima sostanza, da alcune tipologie di derivati, gli swap di credito in relazione al rischio di default. Un esempio per chiarire: una società A – una banca solitamente – concede un prestito ad una società C. C’è il pericolo che C vada in default (bancarotta per es.) e non possa restituire il prestito. Allorchè A, per tutelarsi, stipula un’assicurazione con B, a cui pagherà un premium secondo scadenze concordate (si pensa ora di far pagare il premium tutto in una volta sola ndr). Fin qui, nulla di particolarmente assurdo o maligno: il problema è che non si è tenuto conto che lo stesso A può rischiare il default (Lehaman per es.) e quindi tutto il sistema CDS (Credit Default Swap) così strutturato crolla, mettendo nei guai C – un istituto (re)assicurativo per es. Può anche succedere che sia B ad andare in bancarotta. Insomma, i CDS sono un vero incubo se trattati a dovere (cosa che nessuno o pochi hanno fatto, perchè l’avidità porta a ragionare con i piedi, non con la testa).
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[ad]I derivati tossici, per generalizzare, sono derivati (ovvero strumenti finanziari che dipendono e derivano da qualcosa d’altro) i quali sono ormai lontani dal controllo degli istituti finanziari e creditizi: sono fuori controllo perchè il sistema di recupero credito o di analisi del rischio dello stesso sono così complicati e così volutamente artificiosi che nessuno in realtà sa come trattarli in situazioni di crisi, quando in pratica poco denaro circola nel mercato (illiquidity). Delle Nemesi chiamate non a sporposito “tossici”, perchè possono infettare ciò che di buon e sano esiste nel mercato, come un virus o cancro, che per metastasi infetta un corpo sano.
Sono talmente pericolosi questi derivati tossici per i Comuni che essi stessi potrebbero rischiare la bancarotta se vengono legati agli istituti sbagliati. All’Ecofin non prendono sotto gamba questo aspetto, tanto che si tenta di levarsi dalle mani al più presto questo vere e proprio bombe ad orologeria.