Qatar: perché la monarchia del Golfo è uscita dall’OPEC?
Il Qatar ha deciso di uscire dall’OPEC a partire dal gennaio 2019. A dare l’annuncio è stato lunedì scorso il Ministro dell’Energia del paese Saad Al-Kaabi. Il Qatar è membro fondatore dell’organizzazione, nata nel 1961. L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio è l’ambito in cui si riuniscono i quindici principali paesi produttori di greggio. Nelle sue riunioni si occupano di definire i prezzi, le quote di produzione e le negoziazioni con le principali imprese petrolifere.
Qatar: ragioni geopolitiche
La decisione del Qatar è dettata da ragioni geopolitiche. In particolare, queste sono relative allo scontro in atto con l’Arabia Saudita. Riad nel 2017 ha infatti imposto a Doha un embargo, sostenuto anche da Egitto, Emirati Arabi Uniti e Bahrain. La decisione fu motivata con il sostegno che il Qatar offrirebbe al terrorismo islamico, identificato con i Fratelli Musulmani.
Nemico giurato delle potenze sunnite dell’area, i Fratelli Musulmani sono però riconosciuti dall’Occidente come una forza politica legittima. Il Qatar paga anche la vicinanza all’Iran, arcirivale dei sauditi per il predominio politico nella regione mediorientale.
L’embargo ha avuto ripercussioni rilevanti su alcune delle principali aziende del paese, in primis sui giri di affari della compagnia di bandiera Qatar Airways. Nonostante questo, il Qatar sembra aver resistito. Sia attraverso operazioni macroeconomiche che hanno tenuto fisso il tasso di cambio della propria moneta, sia attraverso attività diversificate di lobbying a livello internazionale.
Qatar: questione di soft power
In questo quadro anche il calcio ha giocato un ruolo fondamentale. Basti pensare al fatto che il paese ospiterà il prossimo Mondiale di Calcio nell’inverno 2022. Inoltre, uno dei principali fondi di investimento dello stato del Golfo possiede il Paris Saint-Germain, una delle più forti e note squadre al mondo. Un asset rilevante in termini di soft power.
Il Qatar sembra dunque volersi svincolare da una organizzazione guidata da un paese palesemente ostile ai suoi interessi come l’Arabia Saudita. Questa domina la produzione con i suoi 11 milioni di barili estratti al giorno. Di conseguenza, ne decide anche la linea politica. Va detto che il Qatar non era uno stato parrticolarmente importante in termini di produzione.
Infatti, il suo contributo alla somma totale di greggio estratto dall’OPEC era di circa il 2%. Il Qatar è però tra i più importanti estrattori al mondo di gas naturale, e principale esportatore del pianeta di gas naturale liquefatto (GNL). Proprio su questo ambito vorrebbe concentrarsi dal 2019 in avanti il paese del Golfo. Riuscendo allo stesso tempo a svincolarsi da ogni obbligo imposto da una organizzazione guidata da un paese con interessi geopolitici opposti.
Qatar: un’organizzazione obsoleta?
L’OPEC è in realtà sempre più debole in termini relativi ad altri periodi storici. Ad esempio nel 1973 la sua decisione di alzare i prezzi del greggio, riducendone l’estrazione, mise in ginocchio l’economia mondiale. Obiettivo dell’aumento dei prezzi era sostenere l’offensiva egiziana e siriana contro Israele, passata alla storia come Guerra del Kippur.
Oggi, con l’aumento della produzione di combustibile fossile e non fossile da parte di paesi come Usa, Russia e Cina, la quota nel mercato mondiale dell’OPEC è sempre meno decisiva. A maggior ragione ai tempi della tendenza generale, per quanto lenta, verso la sostituzione del petrolio in favore di fonti di energia rinnovabile.
La decisione del Qatar sembra anche quindi motivata dalla volontà di riposizionare la sua economia ai tempi di profondi cambiamenti globali in ambito energetico.