E’ l’ora della verità a Parigi

Pubblicato il 22 Aprile 2012 alle 17:59 Autore: Livio Ricciardelli
presidenziali, parigi

Per certi versi è stata una campagna sottotono, soprattutto rispetto a quella del 2007, quando i due principali candidati che poi si giocarono l’Eliseo al ballottaggio (Sarkozy e Royal) rappresentavano rispettivamente un cambio di leadership per la destra transalpina e la prima candidata donna alla presidenza, almeno per quanto riguarda le forze politiche maggiori.

Insomma, in Francia era certo un cambio di presidenza dopo i 12 anni di Jacques Chirac. Oggi invece la candidatura di Sarkozy non può, come è normale che sia, scaldare i cuori tanto quella di cinque anni fa. Lo stesso slogan presidenziale “La France Forte” (leggi l’articolo) è stato utilizzato più da comici e detrattori di Sarkò che dai supporter dell’Ump.

[ad]Dall’altra parte, la candidatura di François Hollande appariva, anche a detta dello stesso candidato socialista, come quella di un profilo politico ben poco carismatico, dal lungo passato da burocrate a rue Solferino e da “politique politicienne”. La strategia hollandiana del “presidente normale” (leggi l’articolo) era del resto finalizzata a evidenziare questa criticità e cercare di sfruttare tale deficit del Ps come un aspetto positivo in vista delle elezioni.

Sempre rispetto al 2007, tra l’altro, manca quest’anno l’enfasi di un’alternativa terzopolista al sistema di potere bipolare rappresentato dall’Ump e dal Ps. François Bayrou non riuscirà mai ad andare oltre il 18 per cento dei consensi di cinque anni fa, anche se si stabilizzerà senz’altro su una percentuale ben maggiore rispetto a quella della sua prima performance elettorale del 2002.

Le vere novità che hanno dato “pepe” alla competizione (e su questo temo occorrerà ragionare politicamente anche in Francia) sono rappresentate dagli estremi. Dalle ali, per usare un termine di tipo calcistico. Da una parte, a destra, Marine Le Pen. La prima a essere uscita allo scoperto in queste elezioni. L’enfasi di novità inesistente negli altri tre candidati già citati è invece un elemento di grande forza per la candidata del Front National.

Non solo perché si tratta di una donna a capo di un movimento di estrema destra molto spesso noto per il suo “machismo”. Ma anche perché nessun partito politico francese negli ultimi anni si era identificato così tanto col nome del suo leader Jean – Marie Le Pen. E dunque la vera novità sta nel fatto che il vecchio “legionario” della politica francese non è più presente nei ranghi di partenza per le presidenziali.

Al suo posto oggi c’è una donna, per quanto sua figlia. Che tra l’altro si sta sforzando di imprimere una svolta politica interna al proprio movimento. Anche se ciò sembra più essere una volontà elettorale per dare ulteriore freschezza alla candidata rispetto a una voluta scelta politica (Sarkozy del resto cerca di rubare consensi a destra in maniera non molto dissimile rispetto alle elezioni di cinque anni fa).

Dall’altra parte, sulla rive gauche, Jean-Luc Mélenchon (leggi l’articolo). Una novità perché frutto di una risposta politica organizzata e di sinistra alternativa all’egemonia dei socialisti su questo campo. Fino a cinque anni fa, a sinistra del Ps, erano in pochissimi – anche se poi la maggior parte dei candidati eliminati al primo turno dichiarò il proprio sostegno a Ségolène Royal.

Nel 2007 la leader comunista Buffet era il candidato più in mostra dello schieramento che oggi sostiene Mélenchon: non raggiunse il 2 per cento. Oggi, al contrario, sembra possibile un fronte della sinistra più forte e radicale di quello di Hollande. In questo aiutano le tinte neo-giacobine della sorpresa delle presidenziali del 2012. Ciò spinge a una vera e propria competizione fra i due ex compagni di partito: Hollande e Mélenchon.

Ma nonostante questa unità ritrovata a sinistra (almeno in termini elettorali: mai dimenticare la candidata verde, quella di Lotta Operaia e quello del Nuovo Partito Anticapitalista), Hollande non solo arriverà al ballottaggio, ma molto probabilmente lo farà con più voti rispetto a quelli del 2007 per la Royal, almeno in termini percentuali.

E proprio in questo singolo dato sta l’elemento che dovrebbe maggiormente preoccupare Sarkozy (insieme alla possibile bassa affluenza). Il quale rischia di perdere molti più consensi nella lotta a destra col Front National rispetto a Hollande e alla sua lotta contro Mélenchon, il candidato del Front de Gauche. Tutti quanti elementi che non aspettano altro che una data: quella di domenica 22 aprile 2012.

 

Da The Post Internazionale 

 

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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