Bollo auto 2018 e pignoramento stipendio, quando è inevitabile
Il bollo auto è un appuntamento annuale che tutti i contribuenti proprietari di un veicolo devono rispettare. Il mancato pagamento di questa imposta può portare a sanzioni anche pesanti, che possono sfociare anche nel pignoramento dello stipendio, della pensione o del conto corrente. Ciò avviene quando il Fisco si accorge del mancato pagamento della tassa e invia la richiesta di pagamento entro 36 mesi dall’anno seguente a quello del mancato versamento. Questi sono infatti i tempi della prescrizione del bollo auto.
Bollo auto non pagato: prescrizione
Facendo un esempio pratico, se non è stato pagato il bollo auto 2015, a partire dal 1° gennaio 2019, se non sono arrivate comunicazioni e solleciti da parte della Regione o dell’Agenzia delle Entrate, l’imposta cade in prescrizione e non è dunque più richiedibile (per l’anno 2015). Al tempo stesso, se non si è pagato il bollo auto 2018, questo cadrà in prescrizione, sempre alla presenza delle condizioni sopra riportate, solo dopo il 31 dicembre 2021.
Quindi la prescrizione si interrompe nel momento in cui arriva al contribuente una richiesta di pagamento o una cartella esattoriale. Ogni atto comunicativo, ovvero quello che notifica il contribuente del mancato pagamento, interrompe la prescrizione e la fa ripartire da capo. Se a seguito della richiesta di pagamento non viene più fatta alcuna azione da parte della riscossione entro 3 anni, allora la tassa non potrà più essere richiesta.
Bollo auto: pignoramento stipendio, quando avviene
Diverso il discorso se la procedura di riscossione segue le sue fasi nei tempi prestabiliti. In questa eventualità il contribuente può decidere se regolarizzare la propria posizione. Anche pagando in rate, tramite l’istituto del ravvedimento operoso e pagando dunque i supplementi previsti. O continuare a ignorarlo. Il soggetto avrà pertanto 60 giorni per mettersi in regola, passati i quali l’Agenzia delle Entrate procederà con il recupero delle somme tramite gli strumenti che ha a disposizione. Tra questi spicca per l’appunto il pignoramento, che prevede il recupero delle somme dovute bloccando di fatto i beni economici del soggetto per gli importi non versati. Questo può avvenire però secondo una procedura ben precisa. Il pignoramento può essere applicato sui seguenti elementi.
- Conto corrente: il contribuente riceve redditi da lavoro sul conto corrente. Per importi eccedenti i 1.345 euro, potrà avvenire il pignoramento, che terminerà solo al recupero delle somme dovute.
- Stipendio: nei limiti di un quinto, anche nel caso in cui lo stipendio sia accreditato sul conto corrente.
- Pensione: nei limiti di un quinto, per gli importi che eccedono 672,78 euro, anche quando la pensione è accreditata sul conto corrente bancario o postale.
Risulta invece impossibile l’ipotesi di ipoteca sulla casa (applicabile solo per debiti dai 20 mila euro in su) e ancor di più il pignoramento della casa (per debiti da 120 mila euro in su). Semplicemente perché risulta difficile arrivare a tali cifre per il mancato pagamento del bollo auto.
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