Proposta Ocse sulla pensione di reversibilità
Nonostante la sua evidente necessità, occorre modernizzare la pensione di reversibilità. La proposta dell’Ocse, che ha stilato il consueto rapporto Pensions Outlook 2018, mira ad arginare un fenomeno che disincentiva il lavoro femminile, ma soprattutto che in Italia equivale al 2,5% del Pil, esattamente, 1,5 punti percentuali sopra la media europea. Questi i dati relativi alle pensioni ai superstiti elaborati dall’Ocse. Un fenomeno che ci vede vicini alla Grecia, ma molto lontani dalla media europea. Da qui la necessità di ritoccare la pensione di reversibilità, magari allungando i requisiti anagrafici per il suo raggiungimento.
Pensione di reversibilità 2019 a 67 anni?
La proposta dell’Ocse sarebbe quella di rivedere le condizioni per ricevere la pensione di reversibilità, il cui accesso potrebbe avvenire al raggiungimento dell’età pensionabile. Ovvero, a oggi a 66 anni e 7 mesi, mentre dal 2019 a 67 anni. Questo aprirebbe però un problema non indifferente per tutte quelle vedove con redditi annui bassi e ancora lontane dall’età pensionabile. Per loro esisterebbe una sorte di trattamento previdenziale temporaneo, una specie di sussidio di affiancamento che le porterebbe infine a ricevere la pensione di reversibilità una volta maturato il nuovo requisito richiesto.
Non è la prima volta che si tenta di arginare il fenomeno delle pensioni ai superstiti. Già si era pensato di ridurre drasticamente il trattamento in base alla differenza di età tra il soggetto deceduto e il partner (la cosiddetta norma anti-badanti), ma poi non se ne fece più nulla per via dell’incostituzionalità della misura. Il divario anagrafico resta comunque uno dei criteri principali su cui ragionare per dare nuova forma alla pensione di reversibilità.
Pensione di reversibilità 2019: Cgil contraria al sussidio
Come riporta La legge per tutti, la Cgil si è già detta contraria a una soluzione del genere, affermando che non si può agire nei termini di un trattamento assistenziale piuttosto che previdenziale, visto che la pensione ai superstiti è già coperta dal versamento dei contributi degli stessi lavoratori che poi decedono. E che così facendo assicurano una “pensione” anche ai superstiti familiari, considerando che non a tutti spetta la prestazione e in percentuali variabili a seconda di determinati parametri.
Resta però il fatto che spesso si ritorna all’attacco della pensione di reversibilità. Basta digitare questa frase chiave su un motore di ricerca per visualizzare notizie, anche vecchie di più di 2 anni, nelle quali si parla di un possibile rischio per le pensioni ai superstiti. Certamente i numeri stilati dall’Ocse danno adito a ulteriori spunti di riflessione e chissà che non si pensi di agire anche su questo fronte.