Vojvodina, l’autonomia negata
In Vojvodina vivono più di 25 nazionalità e proprio questo elemento fa sì che la regione si distingua dal resto della Serbia. Non a caso, durante il socialismo, la Vojvodina era autonoma; da un giorno all’altro, Milošević cancellò l’autonomia e trasferì a Belgrado tutte le competenze politiche e fiscali che erano appartenute a Novi Sad. Il diritto all’autonomia è stato restituito tre anni fa dall’attuale governo democratico guidato dal premier Mirko Cvetković, ma è un diritto fittizio,un semplice spot pubblicitario che non ha contribuito a migliorare la vita dei cittadini della Vojvodina.
A Novi Sad esiste un Parlamento, le cui funzioni sono confuse. A settembre dell’anno scorso, l’emendamento sulle proprietà pubbliche (si trattava di stabilire quali edifici ed enti pubblici dovessero essere amministrati dal governo centrale e quali da quello della Vojvodina) è stato approvato in una maniera alquanto bizzarra: il premier della Vojvodina, Bojan Pajtić, un membro del partito democratico (DS) a cui appartengono anche Cvetković e l’ormai ex presidente della Repubblica serba Tadić, ha preferito evitare noiose discussioni in Parlamento, ha annullato la seduta prevista e si è accordato direttamente con Cvetković. I due non si sono neanche incontrati. Hanno risolto tutto in una decina di minuti, al telefono. I partiti che più di altri caldeggiano l’autonomia della Vojvodina, a cominciare dalla Lega degli ungheresi della Vojvodina (SVM), hanno gridato allo scandalo e hanno denunciato il governo centrale di non sapere neppure cosa voglia dire la parola “autonomia“. Dagli altri partiti, quasi tutti con sede centrale a Belgrado, si sono levate solo flebili proteste, che si sono rapidamente spente.
[ad]Il caso della legge sulle proprietà pubbliche ha semplicemente messo in luce un problema che esiste dall’epoca di Milošević, vale a dire il centralismo che caratterizza la scena politica serba e che in Vojvodina è riuscito a far tacere anche le anime più riottose e i più ardenti autonomisti. Il sistema elettorale della Vojvodina, infatti, penalizza i partiti regionali: la LSV – Lega socialdemocratica della Vojvodina, guidata dal carismatico Nenad Čanak – per esempio, è stata costretta per poter sopravvivere ad allearsi con i DS di Boris Tadić. Anche quando Pajić si è rifiutato di consultare il parlamento in occasione della legge sulle proprietà pubbliche, Čanak ha evitato di polemizzare con gli alleati. I DS dispongono di una maggiore visibilità e di un budget enorme per la campagna elettorale in quanto partito nazionale.
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