Ungheria ultime notizie: piazza contro la riforma del lavoro di Orban
Numerosi cortei hanno attraversato le strade di Budapest negli scorsi giorni, in risposta all’ultima controversa riforma del lavoro proposta dal governo Orban. L’ultimo di questi appuntamenti di piazza si è tenuto domenica 16 dicembre, venendo partecipato da almeno quindicimila persone.
Alle marce hanno partecipato, oltre a numerosi cittadini, anche rappresentanti di partiti politici ed organizzazioni sindacali in opposizione al governo attualmente in carica. L’esecutivo è guidato dal partito di Orban, Fidesz. L’attuale presidente è in carica dal 2010, anno in cui vinse la prima di tre elezioni nazionali consecutive. Nello scorso aprile l’ultima riconferma, in elezioni giudicate “libere ma non competitive” anche da organizzazioni come l’OCSE.
Non sono mancati momenti di tensione durante le manifestazioni. Lo scorso mercoledì 12 dicembre la folla che si era radunata fuori dal parlamento di Budapest è stata respinta con i lacrimogeni dalla polizia. Domenica 16 invece, il corteo, dopo aver sfilato davanti al Parlamento, si è concluso nei pressi della sede della Tv di stato.
Qui due membri dell’opposizione, Ákos Hadházy e Bernadett Szél, hanno richiesto che il principale canale TV locale leggesse in diretta una dichiarazione dei manifestanti. Nonostante fossero autorizzati ad entrare in quanto parlamentari, sono stati espulsi fisicamente dal palazzo. Per alcuni analisti, su diretto ordine del governo. Decine di persone sono state poi arrestate a seguito delle schermaglie tra la polizia e i manifestanti all’esterno dell’edificio.
Ungheria ultime notizie: cosa prevede la riforma del lavoro
La riforma del governo sotto accusa prevede la possibilità da parte dei datori di lavoro di chiedere fino a 400 ore annuali di straordinario ai propri dipendenti. Il limite precedente era di 250 ore. Inoltre, viene prolungato da uno a tre anni il tempo disponibile per effettuare i pagamenti degli straordinari stessi al lavoratore da parte dell’azienda. La riforma di legge è giudicata necessaria dal governo per sopperire alla mancanza di forza lavoro nel Paese. L’Ungheria è uno degli stati che più beneficia delle ricadute del sistema produttivo centro-europeo a guida tedesca. Di conseguenza, ha tassi di disoccupazione molto bassi e grande bisogno di manodopera.
Ma in molti non condividono lo spirito della riforma. Tra le persone scese in piazza il principale tema è l’intensificazione dello sfruttamento sul lavoro che ne deriverebbe. Non a caso, la riforma è ribattezzata “Slave Law“. Alcuni manifestanti sono scesi in piazza portando ironicamente sul volto maschere di George Soros. Ovvero, del miliardario ungherese divenuto simbolo negativo della globalizzazione da parte dei partiti populisti di tutto il mondo. Motivo principale dell’ostilità, le sue visioni a favore dei movimenti migratori.
Il tema è rilevante all’interno delle proteste. L’Ungheria da sempre è una delle nazioni che più si oppongono ad ogni ipotesi di ricollocamento dei migranti su scala europea. I manifestanti attaccano Orban anche per quella definita una contraddizione da parte del governo. Per la quale da un lato si chiude la porta a potenziali nuovi lavoratori. Mentre dall’altro si aumentano le ore di straordinario obbligatorio.
Ungheria ultime notizie: Orban sotto attacco
Sotto accusa da parte dei manifestanti sono anche altri provvedimenti del governo. In particolare, la stretta sui media e la recente istituzione di un sistema separato di corti giudiziarie per quanto riguarda temi come i processi elettorali, la corruzione e la libertà di manifestazione. Quello di Orban è un governo sempre più sotto scrutinio in patria.
Ma anche all’estero non tira una buona aria per il leader ungherese. Orban è finito di recente nel mirino dell’Unione Europea, che ha approvato a settembre l’avviamento nei suoi confronti dell’articolo 7 dei Trattati. Questo comporta l’inizio di un processo disciplinare nei confronti di uno stato membro. Il governo ungherese è infatti accusato con le sue riforme di attentare alle istituzioni democratiche del paese. In uno scontro che, alla vigilia della nuova tornata elettorale della UE, racconta molto delle faglie interne che potrebbero esplodere in avvicinamento al voto.