Costo aumento spread: interessi fino al 2021, quanto si perde
Finalmente la corsa dello spread si è interrotta, quella crescita degli interessi che si temeva potesse non avere fine se non a livelli da default è terminata.
Dopo il compromesso con la UE e la diminuzione del deficit dal 2,4% del PIL al 2,04%, la differenza tra il BTP decennale e il corrispondente Bund tedesco è scesa.
In data 27 dicembre 2018 siamo a quota 264, ma la settimana precedente si era arrivati a 250, dopo alcuni mesi al di sopra di 300.
Si tratta comunque di valori ancora molto superiori a quello che era lo standard fino a maggio, quando si viaggiava intorno a 120. Il maggior costo del debito è quindi ancora un peso presente, ma non solo, i soli 6 mesi di spread alto hanno già prodotto un costo, che abbiamo pagato solo in parte, perché ci accompagnerà anche negli anni futuri. Vediamo perché.
Costo aumento spread, è già di 4,3 miliardi
Secondo l’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani tra novembre e maggio sono stati emessi nuovi titoli con tasso d’interesse più alto. E le cedole che dovranno essere pagate su questi BTP saranno sempre più alte di quelle che si pagherebbero con spread a 130 anche nei prossimi anni. Si tratta di 0,8 miliardi in più versati nel 2018, 1,5 nel 2019, e 1 sia nel 2020 che nel 2021. In tutto 4,3 miliardi solo in questi 4 anni.
E se si rimanesse anche nei prossimi anni a 250 senza scendere ai valori di maggio? Allora nel 2019 i miliardi in più da pagare sarebbero 4,1, nel 2020 6,6, nel 2021 8,6.
Perché verrebbero emessi nuovi titoli stabilmente con un valore inferiore a quelli emessi fino a maggio e di conseguenza con interessi da pagare superiori. Il tutto per convincere gli investitori più scettici ad acquistarli.
Sarebbe in effetti un buon affare per i risparmiatori, ma non certo per lo Stato
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