Licenziamento verbale: contestazione e scadenza ricorso, come funziona
La duplice finalità della pubblicazione della sentenza civile
È noto a tutti che una causa civile termina con la decisione del giudice, la quale prende il nome di sentenza. Esso è un provvedimento che, però, per la sua “esistenza” giuridica – e cioè per poter avere effetto tra le parti coinvolte – ha bisogno dell’attività di deposito da parte del giudice che l’ha scritta e dell’attività di pubblicazione a cura del cancelliere. Pertanto è assolutamente basilare che essa sia pubblicata, altrimenti tale provvedimento non avrebbe potere di intervenire per regolare la situazione insorta tra le parti in lite. Altra ragione dell’importanza della pubblicazione è che dalla data di pubblicazione decorre il termine di decadenza concesso alla parte sconfitta, per poter fare appello e sperare in un ribaltamento della decisione in secondo grado. Se la parte non sfruttasse l’impugnazione entro questo termine, la sentenza diverrebbe definitiva e non più attaccabile.
Pubblicazione e deliberazione: perché è importante distinguerle
In breve, la pubblicazione è quell’attività consistente nel deposito della sentenza nella cancelleria, da parte del giudice che l’ha redatta. A seguito di tale operazione, sarà poi il cancelliere ad avere l’obbligo professionale di dare atto del deposito in calce alla sentenza, apponendovi data e firma. Sempre al cancelliere spetterà di comunicare alle parti, entro cinque giorni, la notizia relativa alla pubblicazione. In particolare, la cancelleria indica con chiarezza la data di pubblicazione del provvedimento del giudice, essendo essa decisiva al fine del calcolo del termine per l’impugnazione.
Dalla data di pubblicazione, occorre però tener ben distinta la cosiddetta data di deliberazione. Essa, da sola, non conferisce efficacia giuridica alla sentenza: la giurisprudenza ha infatti spesso ribadito che rileva la mera data di pubblicazione. Ciò sulla base del fatto che la data di deliberazione non è considerabile un elemento essenziale dell’atto processuale. Ne segue che laddove manchi l’indicazione della data di deliberazione, tale mancanza non rende nullo tutto il provvedimento, bensì integra un semplice errore materiale.
Il caso della differenza di data tra deposito e pubblicazione: come comportarsi
Nella prassi dei tribunali, attività di deposito da parte del giudice e di presa d’atto da parte del cancelliere, con conseguente pubblicazione della sentenza, sono strettamente legate anche temporalmente. Infatti di solito avvengono una immediatamente di seguito all’altra. Può però accadere un distacco temporale tra le due attività (dovuto magari ad una non perfetta sinergia tra gli uffici di tribunale).
Su questi casi, la giurisprudenza è intervenuta, onde chiarire come fare per stabilire con esattezza i termini di impugnazione. La Corte Costituzionale ha precisato che il distacco temporale non rispetta la logica del buon funzionamento degli uffici e va auspicabilmente evitato; ma anche ha aggiunto che, in caso di differenza tra data di deposito e data di pubblicazione, è decisivo – ai fini della conoscibilità della sentenza e del calcolo del termine di impugnazione – fare riferimento esclusivamente alla data di pubblicazione. D’altra parte è soltanto con essa che la sentenza può emanare i suoi effetti.