Previsioni petrolio gennaio 2019
Anche a Natale è proseguito il calo del prezzo del petrolio, che è sceso fino a 50 dollari al barile (il Brent), per poi risalire nella giornata di ieri a circa 55 e ridiscendere oggi a 53. Si è trattato infatti di un rimbalzo che non ha cambiato il trend di fondo che vede l’oro nero perdere valore da inizio ottobre, quando si era arrivati a quasi 86 dollari al litro.
La responsabilità principale non è dei membri dell’OPEC, che anzi hanno interesse a non far precipitare i prezzi, e che avevano deciso di un taglio della produzione di 1,2 milioni di barili al giorno da gennaio 2019. 800 mila da parte dei membri e 400 mila da parte dei non membri.
Un taglio tuttavia giudicato insufficiente dal mercato per sostenere i prezzi. Si tratta in fondo solo dell’1% della domanda. Tanto che l’Arabia Saudita ha annunciato un taglio supplementare oltre a quello già stabilito. E il presidente dell’OPEC non ha esaurito prossime riunioni straordinarie per decidere ulteriori azioni.
Prezzo petrolio, produzione da record in USA e Russia
La principale responsabilità del trend discendente è invece degli USA e della Russia. La produzione di petrolio americana ha ormai superato quella saudita, con 11,7 milioni di barili al giorno. Soprattutto grazie allo shale oil, che ha fruttato 8 milioni di barili al giorno.
Non solo, i sauditi sono scesi al terzo posto, anche la Russia li ha sopravanzati come produzione, con 11,42 milioni di barili giornalieri, nuovo record.
Complice di questi dati il minore calo delle scorte USA rispetto al previsto. Si pensava sarebbero calate di circa 2,4 milioni di barili, mentre la discesa è stata solo di 0,5 milioni al giorno.
Le previsioni per il 2019 rimangono prevalentemente positive, nel senso che ci sarà un aumento del prezzo dell’oro nero. Si consiglia da molte parti un trade long. Ma alla luce della prosecuzione del trend discendente e della perdita di potere dei sauditi la prudenza è d’obbligo.
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