Pensioni 2019 o uscita anticipata precoci, cosa cambia in 12 esempi
Facciamo luce sulle pensioni 2019 e sulle soluzioni di uscita dal lavoro, anticipata e ordinaria. Ecco 12 esempi per andare in pensione quest’anno.
Come andare in pensione 2019 con 12 finestre
Ultime notizie sulle pensioni 2019. Tra il 10 e il 12 gennaio è atteso il decreto legge che conterrà le novità più importanti sul fronte previdenziale, in primis Quota 100, di cui si attendono i dettagli ufficiali. Quali sono le soluzioni di uscita dal lavoro nell’anno appena iniziato per i lavoratori che stanno o hanno già maturato i requisiti per la pensione? Sono in tutto 12 le soluzioni di pensionamento previste per quest’anno. Andiamo a delineare lo scenario fin qui prefissato, anche alla luce della recente Manovra approvata.
Pensioni 2019: la pensione di vecchiaia
Cambiano i requisiti per l’accesso alla pensione ordinaria, ovvero la pensione di vecchiaia. Non più 66 anni e 7 mesi, bensì 67 anni di età, con minimo 20 anni di contributi. Questo aumento dell’età pensionabile è scattato dal 1° gennaio 2019 e segue i criteri finora vigenti. L’inizio della pensione di vecchiaia è fissato al 1° giorno del mese seguente a quello in cui il soggetto ha raggiunto i requisiti per il pensionamento.
Pensioni 2019: la pensione anticipata
A differenza della pensione di vecchiaia, per la pensione anticipata è stato bloccato il meccanismo che lega l’età pensionabile all’aspettativa di vita. Così è stato bloccato anche l’aumento degli anni di contributi richiesti per l’accesso alla pensione anticipata, che resta così ancorato a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. In base ai criteri della Fornero, invece, era previsto l’aumento di 5 mesi di contributi. I requisiti sarebbero stati pertanto i seguenti: 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne.
Pensioni 2019: ecco Quota 100
La misura più attesa della riforma pensioni corrisponde al nome di Quota 100. Se ne è parlato fin troppo negli ultimi mesi, con alcune modifiche in corso che ne hanno alterato l’impianto originale e fatto storcere il naso alcuni. Ma tant’è: Quota 100 prevede l’uscita anticipata con 62 anni di età e 38 anni di contributi, come requisito minimo. Si tratterà presumibilmente di un regime sperimentale che durerà fino alla fine del 2021, con Quota 41 per tutti come obiettivo finale. Ci saranno comunque differenze di accesso tra lavoratori dipendenti pubblici e privati. I primi potranno sfruttare la prima finestra autunnale disponibile. I secondi, invece, dovrebbero aver diritto a 4 finestre annuali, una ogni trimestre (la prima ad aprile).
Pensioni 2019: Ape sociale e Opzione Donna
Nel decreto legge in uscita a inizio gennaio dovrebbero esserci anche le proroghe per 1 anno ad Ape sociale e Opzione Donna. L’Ape sociale, lo ricordiamo, si rivolge ad alcune categorie di lavoratori e permette l’uscita anticipata dal lavoro con l’aiuto dello Stato. Il meccanismo è riservato ai lavoratori a cui mancano 3 anni per il raggiungimento dei requisiti pensionabile e in particolare ai disoccupati con 30 anni di contributi che abbiano cessato di percepire la Naspi da almeno 3 mesi; ai caregiver che assistono familiari disabili da almeno 6 mesi e dispongano di almeno 30 anni di contributi; nonché ai lavoratori con invalidità pari o superiore al 74% e sempre con 30 anni di contributi; infine ai lavoratori gravosi, che possono uscire con 63 anni di età e 36 anni di contributi.
Prevista anche la proroga annuale di Opzione Donna, misura tramite la quale le lavoratrici potranno andare in pensione con 59 anni di età (per le autonome) o 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e un minimo di 35 anni di contributi.
Pensioni 2019: Ape volontario
Resta in vigore l’Ape volontario, ovvero l’anticipo pensionistico che non è a carico dello Stato ma dipende da un finanziamento (e una polizza assicurativa) elargito al soggetto richiedente. I requisiti di quest’ultimo corrispondono a un minimo anagrafico di 63 anni e a un minimo contributivo di 20 anni. Il pensionando interessato dovrà stipulare un finanziamento alla banca e una polizza assicurativa che copra il prestito stesso.
Pensioni 2019: lavori usuranti
Per i lavoratori che svolgono lavori usuranti continua a vigere la possibilità di andare in pensione a Quota 97,6. Quest’ultima prevede infatti l’uscita dal mondo del lavoro con 61 anni e 7 mesi di età e un minimo contributivo ammontante a 35 anni. In caso di contributi da lavoro autonomo, bisognerà aumentare i requisiti richiesti di una ulteriore annualità. Tale uscita è poi consentita anche a chi svolge lavori notturni, in base al numero di notti lavorate durante l’anno.
Pensioni 2019: Ape aziendale
L’Ape aziendale è un altro meccanismo che consente l’uscita anticipata e che dipende prevalentemente da accordi con il datore di lavoro e dalla situazione dell’impresa, coinvolta in un piano di ristrutturazione aziendale. Si tratta anche in questo caso di un anticipo finanziario a garanzia pensionistica rivolto ai lavoratori che sono distanti minimo 3 anni e 7 mesi dal raggiungimento dei requisiti anagrafici per la pensione ordinaria e con minimo 20 anni di contributi. In base a questo meccanismo l’azienda si fa carico dei costi dell’anticipo pensionistico.
Pensioni 2019 precoci: ultime novità
In attesa della Quota 41 per tutti, resta invariata la Quota 41 per i precoci. Soluzione di uscita anticipata rivolta solo ai lavoratori che hanno iniziato a lavorare in giovane età e siano dunque in possesso di almeno 12 mesi di contributi prima del compimento del 19° anno di età. I predetti mesi possono anche essere non continuativi.
Pensioni 2019: cumulo e pace contributiva
Ricordiamo che resta in vigore per i lavoratori iscritti a due o più casse diverse di effettuare il cosiddetto cumulo dei contributi. Per poter usufruire di questa opzione, tuttavia, è necessario che il lavoratore non riceva già un trattamento pensionistico diretto da una delle gestioni coinvolte nel cumulo.
Altra novità importante riguarda la pace contributiva. Questa soluzione, infatti, permetterebbe al lavoratore la copertura di quei periodi scoperti interamente dai contributi, tramite versamenti meno “cari” rispetto alla precedente normativa, calcolati in base al sistema contributivo. Il meccanismo sarebbe rivolto solo ai lavoratori che hanno iniziato dopo il 1° gennaio 1996.
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