Busta paga e regime forfettario 2019
Niente flat tax, ma un aiuto per le partite Iva e un alleggerimento sulla pressione fiscale. Così va letta l’estensione del regime forfettario 2019, che per alcuni lavoratori potrebbe essere più conveniente anche della busta paga. Infatti, secondo alcune stime, si arriva a guadagnare fino al 30% in più. Tuttavia ciò dipende dal reddito annuo lordo percepito e soprattutto dal rispetto dei requisiti per l’accesso al nuovo regime modificato.
Regime forfettario 2019: le novità principali
Il regime forfettario 2019 porta con sé diverse novità rispetto al 2018. L’accesso al nuovo sistema è automatico per chi è già dentro e pertanto non ci sarà bisogno di fare alcuna domanda. Il nuovo sistema prevede un’aliquota unica fissa al 15% per redditi inferiori a 65.000 euro, indipendentemente dal codice Ateco, per il quale resta vigente il vecchio coefficiente di redditività. Un’altra novità importante riguarda la cancellazione di alcuni paletti previgenti. In particolare il limite economico relativo alle spese per il personale (che era fino a 5 mila euro) e per l’acquisto di beni strumentali (fino a 20 mila euro).
Ma tra le ultime novità, ufficializzate negli ultimi giorni, spicca anche quella riguardante il possesso delle quote in Società a responsabilità limitata e imprese familiari. Fino quasi agli ultimi giorni dell’anno, infatti, sembrava che chi avesse una quota in una qualsiasi Srl fosse escluso dal nuovo regime. La questione si è conclusa che il possesso di quote in società di persone, associazione e imprese professionali resta incompatibile con l’accesso al nuovo regime. La compatibilità è invece prevista se il lavoratore possiede quote in Srl e associazioni in partecipazione, solo nel caso in cui non siano controllate o riguardino attività collegate a quella per la quale si applica il forfettario.
Regime forfettario 2019: soggetti esclusi
Esclusi dal regime forfettario sono tutti quei lavoratori che nel 2019 vorrebbero aprire una partita Iva. Ma il cui reddito principale deriverebbe dal precedente datore di lavoro. Questa limitazione svolge una funzione di tutela nei confronti dei lavoratori dipendenti. I quali, se non ci fosse tale regola, potrebbero essere costretti dalle aziende per le quali lavorano a “rompere” il contratto che li lega e ad aprire una partita Iva. Una stretta, insomma, contro le false partite Iva, che però non va giù a molti lavoratori. I quali ad esempio, pur avendo un contratto da dipendente, svolgono anche attività indipendente con partita Iva per gli stessi datori di lavoro e in misura maggiore sotto l’aspetto economico.
Regime forfettario 2019 o busta paga: quale conviene di più?
Secondo stime di Eutekne.info riportate dal Messaggero i risparmi per i lavoratori che operano nel regime forfettario 2019 saranno piuttosto ingenti rispetto ai lavoratori dipendenti con busta paga, fino al 30% in più. Tutto dipende dal reddito annuo lordo percepito, ovviamente. Infatti, per chi guadagna oltre 35.000 euro, il risparmio stimato può arrivare fino al 30% in più rispetto al lavoratore con busta paga. Infatti il nuovo regime forfettario 2019 risulta “estremamente conveniente per tutti coloro che dichiarano una retribuzione compresa tra 35 mila e 80 mila euro”.
Questo significa che la distanza tra il netto di un lavoratore autonomo e quello di un lavoratore dipendente con busta paga si allungherà, a tutto vantaggio del primo. La convenienza resta anche se il guadagno lordo annuo sia tra i 15 mila e i 35 mila euro, ma ovviamente in misura più ridotta. Facendo un esempio pratico, con una retribuzione lorda di 20 mila euro annui, il lavoratore autonomo guadagnerebbe quasi il 10% in più rispetto al lavoratore dipendente. Il guadagno sarebbe poi raddoppiato se lo stipendio lordo annuo dovesse ammontare a 30.000 euro.
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