Governo ultime notizie: aumento Iva e clausole, la road map 2019
Governo ultime notizie: aumento Iva e clausole, la road map 2019. Serviranno 52 miliardi in 2 anni per disattivare le clausole di salvaguardia.
Da trovare 52 miliardi nel biennio 2019/2020 o vedremo un aumento iva fino al 26,5%. Nonostante sia stata disinnescata la clausola di salvaguardia contenuta nella legge di bilancio dell’ultimo governo, questa volta non sarà per nulla semplice.
Governo ultime notizie: la fine del QE
Tra le principali problematiche che dovrà affrontare il Governo guidato da Conte, Salvini e Di Maio, spicca la fine del Quantitative Easing. Il programma di aiuti destinato alla stabilizzazione finanziaria e promosso da Mario Draghi è ufficialmente terminato il 31 dicembre 2018. L’acquisto massivo di titoli di Stato da parte dell’Unione garantiva l’anestetizzazione degli interessi sui titoli. Con ciò, si permetteva una vendita a prezzi più alti dei titoli agli investitori. Questi ultimi potevano godere di una maggior sicurezza garantita proprio dall’iniezione costante di fondi nelle casse italiane attraverso l’acquisto dei BOT e dei BTP.
Senza più il “bazooka” (così rinominato da Draghi), gli investitori necessiteranno di maggiori garanzie, per ottemperare alla fine del quantitative easing. Qualora la crescita si rivelasse insufficiente e insoddisfacente, il differenziale potrebbe schizzare senza l’attrito garantito dal QE. L’eventuale fuga da BOT e BTP provocherebbe un aumento considerevole dello spread e portando al forte aumento degli interessi sui titoli, oltre a una riduzione del loro valore originario (legato alla diminuzione della domanda).
Governo ultime notizie: non solo il QE
Oltre all’incertezza generata dalla fine del Quantitative Easing, il governo carioca dovrà trovare ben 52 miliardi per poter bloccare l’incremento dell’Iva. Saranno necessari all’incirca 30 miliardi per il 2020 e 21 per il 2021. Qualora non si riuscissero a trovare i fondi per disattivare la clausola, l’Iva arriverebbe al 25,2%. Un incremento che aumenterebbe notevolmente il gettito fiscale, fino a 23 miliardi di euro in più. Nell’eventualità che nemmeno con la legge di bilancio per il 2021 si riescano a disattivare le clausole che contemplano l’aumentano dell’Iva, l’Imposta sul Valore Aggiunto arriverebbe al 26,5%. Si tratterebbe di uno dei maggiori incrementi dell’Iva della storia.
Per bloccarle, come detto, servirà un tesoretto importante, derivato o da un incremento della pressione fiscale, o da tagli alla spesa pubblica. Quest’ultimo punto, però, sembra difficilmente attuabile: se il Movimento 5 Stelle e la Lega proseguissero secondo la tabella di marcia con l’introduzione del reddito di cittadinanza e quota 100, il costo delle due manovre potrebbe raggiungere i 60 miliardi di euro.
Pertanto, sembra ragionevole pensare che, almeno per questo biennio, le due riforme principali del governo giallo-verde (insieme alla flat tax) vedranno un’applicazione solamente parziale. Oltre questo rallentamento, il Governo dovrebbe trovare il resto dei fondi dall’incremento della pressione fiscale o, viceversa, da una riduzione della spesa pubblica. Un rebus che terrà occupato Giovanni Tria per un bel po’.