Oggigiorno la denuncia penale è uno degli strumenti più utilizzati dai cittadini a tutela dei loro diritti, nelle circostanze in cui qualcuno abbia commesso un reato a loro danno. Vediamo in quest’articolo cosa si intende esattamente per denuncia penale e come può attivarsi il denunciato al fine di difendersi.
Denuncia penale: che cos’è secondo la legge italiana e qual è la differenza rispetto alla querela
Anzitutto occorre chiarire che cosa intendiamo per denuncia penale. Essa è un atto formale, che può essere promosso da chiunque abbia notizia di un reato perseguibile di ufficio e ne informi le autorità competenti (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Procura della Repubblica). Tale strumento è caratterizzato dal fatto che può essere utilizzato dalla collettività in generale, e quindi privati (non solo la persona offesa direttamente dal reato), da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio nell’esercizio delle loro funzioni, oppure anche dalla stessa magistratura.
Dal punto di vista terminologico, occorre chiarire la differenza con lo strumento della querela, dato che – spesso – nella realtà quotidiana, denuncia e querela sono intesi come sinonimi. Nell’ordinamento penale sussistono reati per i quali la legge richiede una ulteriore condizione, al fine di procedere contro essi. Tale condizione è la cosiddetta querela e può esser definita come manifestazione di volontà della persona offesa a procedere contro uno specifico reato e a punire l’autore dello stesso.
Denuncia penale: qual è la finalità e quali sono le conseguenze
Sul piano delle finalità di una denuncia, essa serve ad informare le autorità della commissione di un reato. Pertanto, con essa la magistratura è formalmente obbligata ad occuparsi del caso, attraverso la eventuale fase iniziale delle indagini preliminari. È una fase eventuale in quanto è attivata soltanto se il pubblico ministero ritiene che la denuncia sia fondata. In tal caso, iscrive la denuncia nel registro delle notizie di reato e incarica la polizia giudiziaria per ciò che riguarda l’iter di indagini preliminari.
La fase di indagini preliminari è, per legge, coperta da segreto d’ufficio. Ciò comporta che soltanto la Procura della Repubblica e coloro che curano le indagini possono prendere visione degli atti. Ne consegue che il denunciato potrà essere formalmente informato dell’iter, soltanto a conclusione dell’indagine o per una eventuale perquisizione.
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Come comportarsi in caso di denuncia penale
Fondamentalmente sono due le situazioni in cui il denunciato può trovarsi: o è direttamente informato dagli organi di indagine o è informato in via indiretta. In quest’ultimo caso il denunciato scopre la denuncia perché, ad esempio, vive in un piccolo paese ed è stato avvertito da un suo conoscente; oppure perché è una persona famosa e l’ha scoperto dalla stampa; oppure ancora perché gli è stato detto direttamente dal denunciante. Nel primo caso egli saprà cosa fare, in quanto l’avviso formale comunque implica che il denunciato sia informato circa i propri diritti e le proprie facoltà, oltre che ovviamente circa il reato imputatogli.
Nel caso invece il denunciato abbia saputo della denuncia in modo indiretto e non formale, dovrà attivarsi autonomamente per tutelarsi. Come prima cosa, dovrà venire a conoscenza del reato contestato. Dovrà quindi richiedere alla Procura della Repubblica se il proprio nome compare nel cosiddetto registro degli indagati. In caso di risposta affermativa, la Procura comunicherà anche il numero identificativo del procedimento, il pubblico ministero che sta seguendo le indagini e il reato contestato. Ricevute le informazioni suddette, al denunciato non resterà che farsi tutelare da un avvocato penalista. Egli assisterà efficacemente il denunciato, durante la fase delle indagini preliminari. In particolare il professionista potrà svolgere delle contro-indagini a tutela del proprio assistito; cioè delle investigazioni difensive che – insieme alle indagini dirette dall’ufficio della Procura – saranno poi sottoposte alla valutazione del tribunale penale.