Guida buoni fruttiferi 2019
I buoni fruttiferi postali sono uno strumento di risparmio molto diffuso tra gli italiani. Possono essere sia cartacei che dematerializzati; anche il loro rendimento cambia: può essere fisso, fisso crescente o fisso con una quota variabile.
Buoni fruttiferi postali 2019: investimento a basso rischio
I buoni fruttiferi postali sono uno strumento di risparmio “semplice”: a fronte di un investimento non corposo permettono di guadagnare – anche in modo consistente – correndo pochi rischi. D’altra parte, anche altre caratteristiche li rendono uno degli strumenti di risparmio più diffusi tra gli investitori italiani.
Innanzitutto, sono garantiti dallo Stato, poi non comportano spese di gestione e godono di alcune agevolazioni fiscali. Inoltre, la cifra investita può essere riscossa in qualsiasi momento e integralmente. Certo, è chiaro che i Bfp a 18 mesi sono molto meno remunerativi di quelli ordinari con scadenza a 20 anni.
Buoni fruttiferi postali 2019: quanto si guadagna
Detto ciò, quanto si guadagna investendo nei buoni fruttiferi postali? In primo luogo, dipende da quale tipologia di buono fruttifero si sceglie di investire. Per esempio, i buoni fruttiferi postali hanno un tasso annuo nominale lordo (Tanl) che arriva al 5% nel 20simo anno dalla sottoscrizione. Alla fine del primo e del secondo anno, invece il Tanl è pari allo 0,25%, all’1,25% nel 5, al 3,25% nel decimo e del 4% nel 15esimo.
Altro caso è quello dei buoni 3×4: questi promettono renditi fissi crescenti e il rimborso con riconoscimento degli interessi maturati ogni triennio fino allo scoccare dei 12 anni. Il rendimento, alla fine del 12esimo anno, è del 2,25% (0,35% alla fine del terzo anno; 1,25% alla fine del sesto anno, 1,75% alla fine del nono anno). Altro caso ancora quello dei buoni 3×2 che coprono un lasso di tempo di 6 anni, quindi, hanno un rendimento dello 0,35% nel terzo anno e dell’1,50% al sesto anno.