Tutto come ampiamente previsto. La Camera dei Comuni del Regno Unito ha bocciato l’accordo negoziato dalla premier britannica May in merito alla Brexit. I contrari all’accordo sono stati 432, di fronte a soli 202 favorevoli. È la più grande sconfitta di sempre in termini numerici per un governo in carica. A nulla è servito dunque lo spostamento del voto, originariamente previsto in dicembre, da parte di May. Nè le pressioni della stessa premier sui parlamentari per assicurare al suo piano un voto favorevole.
La bocciatura del cosiddetto piano Barnier avvicina sempre di più l’ipotesi che la Gran Bretagna il 29 Marzo esca dall’Unione senza alcun accordo. Lo stesso Barnier in una breve presa di parola ha paventato questa possibilità, descrivendola come tutto ciò che l’Unione ha sempre voluto evitare. Di tono simile le dichiarazioni di Jean Claude Juncker. Il presidente della Commissione Europea ha chiesto a Londra di chiarire al più presto le sue intenzioni. Ricordando come il tempo sia agli sgoccioli.
Brexit, ultime notizie: mozione di sfiducia al governo
Il voto sembra dunque mettere una pietra tombale sulle prospettive di una uscita ordinata della Gran Bretagna dalla UE. Ora si apre un nuovo capitolo che non riguarderà solo la Brexit, ma l’architettura istituzionale britannica in generale. Dalle 14 si terrà infatti alla stessa Camera dei Comuni un dibattito sulla mozione di sfiducia a May. Questa è stata proposta dal segretario del Partito Laburista Jeremy Corbyn. Nella serata di oggi si terrà il voto.
I principali osservatori britannici prevedono però che May sopravvivrà al voto di sfiducia. Infatti, sia il nordirlandese DUP che i parlamentari Tories per una hard Brexit dovrebbero sostenere May. Probabilmente, per prendere tempo rispetto alla prospettiva di nuove elezioni. E nel caso degli oltranzisti Tories, per spingere proprio nella direzione del no deal. Boris Johnson, ex ministro degli Esteri e partigiano della hard Brexit, ha chiesto a May di tornare a Bruxelles a negoziare un piano migliore. In particolare, rivedendo la clausola sul backstop. Questa, da sempre al centro delle polemiche, di fatto farebbe rimanere il Nord Irlanda all’interno del mercato unico comunitario.
Brexit, ultime notizie: nuove elezioni e nuovo referendum?
Intanto May ha dichiarato come il Governo abbia recepito il messaggio del Parlamento. Annunciando che la settimana prossima tornerà a proporre un nuovo piano ai Comuni. A patto che riesca a mantenere la fiducia dell’aula. In caso contrario, la prospettiva è quella di nuove elezioni. Dove il Labour, che spinge per questa soluzione, diventerebbe automaticamente il favorito. E dove giocoforza la Brexit avrebbe nuovamente un ruolo preponderante tra i temi di dibattito.
A questo proposito, serpeggia sempre più la possibilità di un secondo referendum. In un contesto in cui il voto per il Remain sembra avere la maggioranza nel paese. L’uscita nel senso del no deal avverrebbe infatti ad un prezzo catastrofico per la Gran Bretagna. La fine degli accordi commerciali con l’Unione Europea porterebbe quasi sicuramente ad un rialzo massiccio dei prezzi. Sarebbe fortemente incerto lo status dei lavoratori stranieri nel paese. Inoltre, il confine nordirlandese tornerebbe ad essere “duro”, riaprendo le storiche tensioni politiche parzialmente sopite con l’accordo del Venerdi Santo.
Brexit, ultime notizie: la posizione UE
Queste problematiche giustificano le indiscrezioni per le quali i “responsabili” interni ai Tories potrebbero aprire all’opzione di una nuova consultazione. Ciò potrebbe avvenire anche in assenza di cambio di governo, coinvolgendo i Laburisti nel progetto. Appare difficile infatti che l’Unione Europea possa accettare di rinegoziare il piano concordato con May, come sperato da molti parlamentari conservatori. Le loro speranze sono state frustrate dallo stesso Presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani. Questi ha definito impossibili nuove concessioni da parte dell’UE ai britannici.
Per Bruxelles infatti le convulsioni britanniche nell’applicare materialmente la Brexit, e la durezza dei negoziatori europei, sono un precedente importante da realizzare. Un monito per future volontà secessioniste di altri paesi membri dell’Unione. Le parole pronunciate dal Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk seguono questo trend. Tusk ha infatti suggerito ai politici britannici di “trovare il coraggio di affermare l’unica soluzione positiva”. Vale a dire, di ritirare la richiesta di uscita dalla UE.
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