Quotazione petrolio a metà gennaio
Il prezzo del petrolio nell’ultima settimana ha avuto delle oscillazioni che l’hanno portato da un livello superiore a 62 dollari al barile (quotazione Brent) l’11 gennaio ai circa 59,3 del 14 gennaio. Una accenno di calo dopo un periodo di aumenti che però è durato poco. Da allora si è risaliti negli ultimi giorni fino a quota 61.
Dal 24 dicembre era cominciata una fase di crescita dei prezzi, che era iniziata quando il prezzo era inferiore ai 51 dollari al barile, e a questo punto possiamo dire che questa fase non è in realtà terminata.
La crescita è stata supportata dalle aspettative sul taglio della produzione Opec in vigore da gennaio, che consiste in 1,2 milioni di barili giornalieri in meno. Oltre che dall’atteggiamento più dialogante che si è percepito tra Cina e USA sul tema dei dazi.
Tuttavia i timori per un rallentamento globale dell’economia e per una crescita più bassa della precedente anche in Cina rinfocolano l’incertezza. E una minore domanda in prospettiva è certamente un fattore che potrebbe indebolire la quotazione dell’oro nero.
Prezzo petrolio e oro. Quest’ultimo in ripresa intorno a quota 36,5 euro al grammo
L’oro giallo invece vive una maggiore stabilità, naturalmente, con oscillazioni inferiori.
Da fine settembre tuttavia si assiste a un aumento delle quotazioni. Da 32,73€ al grammo del 28 settembre si è saliti al 36,59€ del 3 gennaio. Dopo di che vi è stato un calo che però si è fermato il 10 gennaio a quota 36 euro, e che è stato seguito da una ripresa che lo ha portato verso i valori massimi di inizio anno.
Una delle cause di questa forza dell’oro è l’aspettativa di un mutato atteggiamento da parte della Fed americana. Ci si aspetta che la strategia di rialzo dei tassi possa essere più graduale, o addirittura che possa essere rivista, e che non sia più così certa come si immaginava pochi mesi fa.
Non è chiaro se anche la dura opposizione di Trump all’aumento dei tassi abbia influito o meno, ma non è un elemento da sottovalutare
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