Siria ultime notizie: si alza la tensione tra Israele e Iran
Lo scontro tra Israele e Iran è relativo all’esito del conflitto in Siria, e dell’architettura geopolitica che ne seguirà
Galeotta fu la Siria. Sono infatti da riferire agli ultimi sviluppi del conflitto nel paese mediorientale le nuove tensioni tra Iran ed Israele. In particolare, ci riferiamo alla notizia del ritiro delle truppe Usa dal nord del paese. Processo su cui tra l’altro ancora non esiste una dinamica chiara e definitiva su tempistiche e portata del ritiro.
La decisione di Trump sembra però aver convinto Israele a contrastare con ancora maggiore forza il radicamento iraniano nel paese. La strategia di Teheran negli ultimi anni è stata infatti quella di creare sempre più postazioni in Siria. Queste sarebbero, a detta dei vertici delle forze armate di Tel Aviv, potenzialmente adoperabili in un conflitto armato contro Israele. Uno scenario ovviamente inviso allo stato maggiore israeliano, impegnato insieme ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti a combattere per l’egemonia nella regione mediorientale. Principale nemico comune è proprio Teheran.
Israele-Iran: bombardamenti israeliani in Siria
Da qui la recente decisione israeliana di colpire alcuni obiettivi militari iraniani in Siria. Si tratta di depositi di armamenti localizzati intorno alla capitale Damasco. I bombardamenti hanno causato undici vittime. Per Israele gli attacchi sarebbero una reazione al lancio da parte degli iraniani di un missile nei confronti delle postazioni militari israeliane nelle Alture del Golan. Queste sono una parte della Siria, conquistata da Israele nel conflitto arabo-israeliano del 1967 e poi annessa unilateralmente al paese. Aree mai più restituite all’amministrazione siriana, il cui paese è interessato dal 2011 da un sanguinosissimo conflitto civile.
Non che l’ostilità tra Tel Aviv e Teheran sia una novità. Di recente gli israeliani hanno infatti condotto, con l’appoggio più o meno esplicito degli Stati Uniti, diversi raid contro infrastrutture della Repubblica Islamica. Per evitare una precipitazione incontrollabile del conflitto, ad essere colpiti sono stati i bersagli situati al di fuori del territorio iraniano. Soprattutto quelli in Siria. D’altro canto, però, la forte mediatizzazione degli ultimi attacchi israeliani a postazioni iraniane in Siria sembra far presagire un innalzamento della tensione tra i due paesi.
Israele-Iran: uno scontro storico
Lo scontro ha note e profonde ragioni storiche. Sin dalla Rivoluzione del 1979 l’Iran non ha fatto mistero di giudicare Israele un usurpatore di terre destinate alla popolazione musulmana. In questa luce vanno anche lette le parole del comandante delle forze aeree del paese, Brig Gen Aziz Nasirzadeh. Questi ha dichiarato come il suo paese sia impaziente di “eliminare il regime sionista dalla Terra”. Sebbene non ci sia mai stato un vero conflitto diretto tra i due paesi, la tensione è sempre stata elevata e Israele ha sempre affermato il suo diritto alla “autodifesa”.
Su queste premesse Israele afferma la necessità che l’Iran non riesca a dotarsi della bomba atomica. Questa andrebbe a pareggiare le possibilità di deterrenza che Israele può far valere negli equilibri strategici regionali. Israele è infatti detentore accertato – per quanto non ufficialmente – di armi nucleari. Alcuni attacchi informatici condotti in passato da Israele e Usa contro installazioni nucleari iraniane avevano proprio questo obiettivo. L’evolversi della situazione in Siria ha ulteriormente acuito le tensioni.
Israele-Iran: la situazione interna ai due paesi
Per l’Iran il conflitto siriano è infatti una delle principali vittorie in termini di politica estera degli ultimi tempi. Con il radicamento in Siria, l’Iran acquisisce profondità strategica difensiva. In particolare, attraverso quello che studiosi delle relazioni internazionali definiscono “asse sciita”. Ovvero il legame politico con Iraq, Siria e Libano. Ma all’interno dei confini nazionali la situazione non è semplice. Le sanzioni americane, arrivate in seguito alla decisione dell’amministrazione Trump di uscire dagli accordi sul nucleare stipulati nel 2015, hanno avuto un forte impatto sull’economia del paese.
Da mesi si registrano numerose proteste dovute sia al carovita sia a quella che viene giudicata l’eccessiva spesa militare nei confronti del quadrante mediorientale da parte della dirigenza del paese. Il conflitto con Israele, soprattutto in termini di evocazione, rimane un modo funzionale anche a sopire le tensioni interne e a compattare il paese contro il rivale storico.
Ma anche per Israele non mancano le preoccupazioni. Oltre al ritiro americano, il paese deve affrontare anche una serie di sconvolgimenti politici al suo interno. In aprile sono infatti previste nuove elezioni che potrebbero anche portare alla fine della guida politica di Benjamin Netanyahu, al potere dal 2009.
Se sul fronte interno il suo partito ha riscosso un certo successo tra le aree più oltranziste in merito all’evolversi del conflitto con i palestinesi, Netanyahu deve anche sempre più affrontare accuse di corruzione che ne stanno minando la credibilità. Mostrarsi determinato contro la minaccia proveniente da est, rivendicando gli attacchi, può essere una strategia utile per Netanyahu anche in termini elettorali. L’attuale premier rimane ancora in testa nei sondaggi.
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